La difesa di Matteo Messina Denaro, ricoverato pochi giorni fa e ora in terapia intensiva dopo un intervento chirurgico all’ospedale de L’Aquila, lavora alla presentazione di una istanza di scarcerazione e si riserva di “decidere la strategia più opportuna” per avanzarla. Lo ha dichiarato all’Ansa uno degli avvocati del boss di Castelvetrano, Alessandro Cerella, a margine di un aggiornamento sulle condizioni del capomafia fornito dal garante dei detenuti in Abruzzo, Gianmarco Cifaldi: “Si è risvegliato dall’operazione che è andata molto bene, è vigile e attivo“. “La degenza in ospedale – ha spiegato quest’ultimo all’agenzia di stampa – dipende dalla combinazione tra il consulto sanitario e gli approfondimenti del Dap che deve valutare le azioni per garantire la sicurezza interna ed esterna. Tutte le azioni vanno a garantire i diritti costituzionali sia per il boss sia per tutte le persone libere“.



Secondo quanto si apprende, Matteo Messina Denaro potrebbe restare fuori dal carcere per un periodo non breve alla luce del suo quadro clinico. Il trasferimento dalla sua cella in regime di 41bis al nosocomio in cui attualmente è in cura è avvenuto tra ingenti misure di sicurezza e sarebbe stato necessario per via di un aggravamento dello stato di salute dell’ex superlatitante, affetto da un tumore e recentemente sottoposto un altro intervento per problemi urologici.



Matteo Messina Denaro non si pente, la “sfida” ai pm dell’ultima ex primula rossa di Cosa Nostra: “Mi avete preso perché malato”

Fin dalle prime battute successive alla cattura, avvenuta il 16 gennaio scorso a Palermo, è apparso davvero difficile immaginare un Matteo Messina Denaro “pentito” dopo aver trascorso decenni in latitanza e aver collezionato decine di accuse e condanne per stragi e omicidi che hanno insanguinato le cronache italiane imprimendosi tra le pagine più efferate di Cosa Nostra. L’ultima ex primula rossa non avrebbe dato segni di cedimento davanti ai pm che lo hanno interrogato dopo l’arresto, e avrebbe dichiarato apertamente di essere stato “preso” perché ormai malato.



Nella ricostruzione delle dichiarazioni del capomafia di Castelvetrano, riportate dall’Ansa, emerge il ritratto di un soggetto per nulla disposto al compromesso e per nulla incline all’orizzonte di una collaborazione con la giustizia. Matteo Messina Denaro avrebbe negato di aver fatto parte di Cosa Nostra e avrebbe respinto le accuse di stragi e delitti costategli diverse condanne all’ergastolo. Su tutti quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito Santino Di Matteo che fu rapito, tenuto prigioniero per due anni, infine strangolato e sciolto nell’acido nel 1996. Ai magistrati avrebbe detto che la sua vita “è stata molto avventurosa, movimentata“, e avrebbe aggiunto di sentirsi un “uomo d’onore, ma non come mafioso“. L’ex latitante avrebbe le idee piuttosto chiare sulla sua cattura: “Non voglio fare il superuomo e nemmeno l’arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia“. Secondo la difesa del boss, le sue condizioni sarebbero incompatibili con il carcere duro e nei prossimi giorni potrebbe essere depositata una richiesta di scarcerazione.