L’arresto di Matteo Messina Denaro a Palermo ha aperto una nuova era di mafia e, con essa, un nuovo bagaglio di sfide per lo Stato nella lotta alla criminalità organizzata. Sfide che ora impongono alle istituzioni un “salto di qualità” per arrivare a scovare e scardinare la trama di compiacenze, connivenza e prossimità sociale – quella tra boss e soggetti “capaci di essere formalmente sul terreno della legalità” – che oggi sarebbero parte integrante di una “nuova stagione” criminale dopo la fine dell’era stragista e della latitanza del padrino di Castelvetrano. È quanto sottolineato poche ore fa dal presidente della Commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici, ai microfoni dell’Ansa, a ricalcare le parole spese dal procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, a margine della cattura di Matteo Messina Denaro.
La domanda è centrale e oggi torna nella trasmissione Quarto Grado: chi ha aiutato il capomafia del Trapanese nella sua latitanza di 30 anni, fornendogli supporto e protezione per così tanto tempo nonostante la sua caratura di ricercato numero uno? Messina Denaro è stato arrestato nel capoluogo siciliano il 16 gennaio scorso, mentre stava per sottoporsi a una seduta di chemioterapia, presso una clinica del posto, e nell’ultima fase della sua storia da latitante avrebbe vissuto a Campobello di Mazara senza troppe rinunce. E l’attenzione degli inquirenti ora si concentra non solo sui possibili segreti del boss, ma anche su una serrata caccia ai fiancheggiatori e a chi, tra quella “borghesia” che oggi strizzerebbe l’occhio a Cosa Nostra citata da De Lucia in conferenza stampa, gli avrebbe permesso di scampare alla giustizia per decenni.
Chi ha aiutato Matteo Messina Denaro? Cracolici: “Arresto apre stagione borghesia mafiosa”
La cattura di Matteo Messina Denaro non risolve le domande atroci che gravitano intorno alla sua storia di boss superlatitante e di custode di alcuni dei più sconvolgenti segreti dietro l’era stragista di Cosa Nostra. Difficilmente, secondo gli esperti di criminalità organizzata, il “padrino di Castelvetrano” parlerà con gli inquirenti per avviare una collaborazione con la giustizia, e il suo silenzio contribuisce ad alimentare le ombre intorno alla presunta azione di una “borghesia mafiosa” nelle trame di protezione che gli avrebbero permesso ben 30 anni di latitanza.
“L’arresto di Matteo Messina Denaro – ha sottolineato il presidente della Commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici – chiude una stagione e ne apre un’altra, che è quella che il procuratore De Lucia ha chiamato ‘borghesia mafiosa’. Magari è fatta da tante persone sconosciute, capaci di essere formalmente sul terreno della legalità, ma è quella rete di connivenza e di presenza di classe dirigente nei nostri territori“. Per Cracolici, la cattura di Matteo Messina Denaro apre a un imperativo prioritario nell’agenda delle istituzioni: “Dobbiamo fare un salto di qualità, politico, nelle forze dell’ordine e nella magistratura, perché questa è la sfida di oggi. Inizia una nuova fase e tutti noi dobbiamo essere attrezzati per affrontarla”.