La tragedia dei migranti di Cutro ha sconvolto l’opinione pubblica. In corso gli accertamenti delle autorità, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha ribadito la sua fiducia in Guardia costiera e Guardia di Finanza ai microfoni di Cinque minuti: “La vicenda è alla ricostruzione delle autorità giudiziarie. Io dico solo che confido in quella che è sempre stata la competenza, la professionalità e la vocazione delle nostre strutture di soccorso. Quest’anno ben 9 mila persone sono state salvate”.



Interpellato sul punto da Bruno Vespa, il titolare del Viminale ha confermato che il barcone naufragato non ha chiesto aiuto: “No, almeno dalle prime ricostruzioni. Ma è in corso un’indagine giudiziaria per chiarire tutti gli aspetti, anche interrogando i testimoni più diretti”. Poi Piantedosi è tornato su alcune sue dichiarazioni che hanno infiammato il dibattito politico: “Le mie affermazioni sono state decontestualizzate e ritagliate, ma volevano esemplificare una nostra filosofia: ‘Fermatevi, veniamo a prendervi noi’. Vogliamo offrire noi le opportunità alle persone che scappano da miseria, crisi e disperazione e non consegnarle ai trafficanti”.



Piantedosi sull’emergenza migranti

Il ministro dell’Interno ha sottolineato che da quando si è insediato, il governo guidato da Giorgia Meloni ha fatto corridoi umanitari per 617 persone e un decreto flussi per 83 mila ingressi regolari. A livello internazionale, Piantedosi ha spiegato che la Grecia “sta attuando politiche di forte contenimento degli arrivi sulla rotta” dalla Turchia “anche con respingimenti che sono stati sotto la lente dell’Unione Europea”: “Atene una forte opera di contenimento di questi arrivi via mare, anche con metodi molto decisi, e questo probabilmente avrà condizionato la scelta di venire direttamente in Italia” della nave naufragata davanti alle coste di Cutro. Una battuta anche sull’asse con Parigi, il ministro transalpino Darmanin ha proposto di condividere delle missioni congiunte nei Paesi di origine dei migranti: “Nella logica di dire che è un problema europeo e di renderlo tangibile a questi Paesi, ai quali dobbiamo offrire cooperazione, per fare in modo che loro collaborino nel fermare i flussi”.

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