Roberto Grandi, sociologo ed ex presidente dell’Istituzione Musei di Bologna, è stato condannato a 7 mesi e tre giorni, con la sospensione condizionale della pena, per la morte di un nipote di Romano Prodi. Lo ha deciso il gup del tribunale di Bologna, che lo ha ritenuto colpevole di omicidio stradale, come riportato dall’Ansa, perché alla guida della propria autovettura investì e uccise Matteo Prodi, 18enne e nipote dell’ex eurodeputato Vittorio, fratello di Romano. La tragedia avvenne il 27 febbraio 2020, all’incrocio tra via di Barbiano e via degli Scalini. Il pm Marco Imperato aveva chiesto otto mesi di carcere per Roberto Grandi, difeso dagli avvocati Pietro Giampaolo e Luca Sirotti.
In precedenza c’era stato un accordo transattivo tra le parti, tramite il quale ai famigliari di Matteo Prodi è stato riconosciuto un risarcimento dell’assicurazione per circa un milione e mezzo di euro. La famiglia dal canto suo ha ritirato la costituzione di parte civile. L’imputato si era candidato alle ultime elezioni comunali con la lista civica a sostegno di Matteo Lepore, ma a meno di due settimane dal voto il professore universitario decise di farsi da parte, dopo che un parente della vittima aveva definito «inopportuna» la sua candidatura.
LEGALI DI ROBERTO GRANDI “STUPITI DA ESITO PROCESSO”
La condanna di Roberto Grandi è avvenuta in abbreviato e sono stati riconosciuti tutti i benefici di legge, dalla non menzione alla sospensione della pena. Le motivazioni saranno rese note tra 30 giorni, intanto i legali del sociologo prendono atto della sentenza a loro sfavorevole, in attesa di entrare nel merito quando appunto le motivazioni saranno depositate. «Restiamo comunque stupiti dall’esito, per ora, del processo, tenuto conto che la difesa ha dimostrato: l’impossibilità da parte dell’imputato di potere vedere lo sfortunato ciclista (Matteo Prodi, ndr), nonostante osservasse la porzione di strada in salita visibile di fronte a lui, la velocità bassissima e contenuta dell’auto condotta dal professor Grandi, che ha rallentato fin quasi a fermarsi nella curva a 90 gradi, contrapposta all’eccessiva velocità del ciclista, del dovere di precedenza e la mancanza di condizionamenti dell’attenzione (telefono, ebbrezza alcolica, ecc.)», hanno dichiarato gli avvocati Pietro Giampaolo e Luca Sirotti, difensori di Roberto Grandi, ai microfoni del Resto del Carlino. Ritengono che la sentenza ricostruisca una responsabilità oggettiva ex post, «la sola responsabilità dell’imputato è di essersi trovato in quel punto a quell’ora. La pena irrogata, sette mesi, inferiore a quanto aveva chiesto il pm, evidenzia comunque una ritenuta minima responsabilità nella causazione del fatto».