«Mi interessa poco capire se Giuseppe Conte ha un futuro da leader politico. Se i cittadini lo voteranno, sì. Lui ha fatto una grande operazione d’immagine sulla sua persona. Quando c’erano le dirette Facebook, la Rai metteva l’indicazione della pagina personale di Conte per fargli avere i like, i mi piace… Ha fatto tutta un’operazione su di sè»: così Matteo Renzi in tackle sull’ex primo ministro nel corso dell’intervista a L’aria che tira.



Il leader di Italia Viva ha poi rimarcato: «Rai asservita? Era assolutamente impegnata a sostenere in quel momento lo sforzo di comunicazione del governo, ma anziché andare sui canali istituzionali, andavano sui canali privati». E Matteo Renzi non immagina un grande futuro per il Movimento 5 Stelle: «Conte ha una base molto forte di like, sinceramente penso che il M5s sia finito e che Conte non lo salverà»



MATTEO RENZI TRA QUIRINALE E LETTA

«Al governo Draghi la spina non la stacca nessuno e alle elezioni si va nel 2023», la profezia di Matteo Renzi negli studi di Myrta Merlino, con il senatore di Rignano che ha poi parlato della corsa al Quirinale e dell’ipotesi Draghi: «E’ ancora presto, mancano sette mesi. Il presidente è Mattarella ed ha diritto di essere considerato fino all’ultimo giorno nella pienezza dei suoi poteri. Desiderata? L’ultima cosa da fare è il toto-nomi. Io vorrei un presidente della Repubblica europeista: per questo abbiamo detto no all’operazione di Salvini che voleva andare alle elezioni e a chi, come Zingaretti, che voleva andare a votare per regalare il Paese a Salvini. Dico anche che secondo me il presidente della Repubblica sarà un’espressione importante della storia italiana in linea con l’Atlantismo». Matteo Renzi è poi tornato sullo storico scontro con Enrico Letta, precisando un fattore: «La gente pensa che io e Letta abbiamo litigato per la frase “stai sereno”. C’è un punto, già a quei tempi c’era una divisione tra me e lui: Letta nell’ottobre del 2013 alzò l’Iva. Io ero contrario. Altro che “stai sereno”, fu una discussione delle tasse a dividerci».

Leggi anche

SPILLO/ Dietro quegli endorsement a Netanyahu, l’onda lunga del ribaltone 2019