Ma quale deriva antidemocratica: Matteo Renzi in tackle sulle accuse di estremismo rivolte al governo guidato da Giorgia Meloni. In una lettera al Giornale, il leader di Italia Viva ha evidenziato di non aver mai fatto sconti al primo ministro: “Non più tardi di ieri sul Riformista abbiamo scritto che è un’influencer, non una statista. Sulla giustizia siamo delusi dai ritardi delle riforme e dal giustizialismo strisciante che emerge nella cultura politica di Fratelli d’Italia. Sull’economia vediamo tante chiacchiere e pochi cambiamenti. Sulla politica internazionale la premier ha cambiato idea su tutto ma non ha portato risultati a casa su nulla. Dunque, nessun dubbio sul giudizio negativo sul governo”. Nonostante ciò, Renzi ha definito ridicola l’accusa che gli viene rivolta dal resto dell’opposizione da alcuni editorialisti di sinistra, ossia di deriva autoritaria.
La lettera di Renzi
Soffermandosi sulla riforma costituzionale, Renzi ha evidenziato che sì riduce i poteri del Colle ma questo non indica di conseguenza una svolta autoritaria. Per l’ex premier, per aumentare i poteri sostanziali del Presidente è necessario eleggerlo direttamente: “L’elezione diretta del premier, invece, toglie giocoforza poteri al presidente della Repubblica. Con una riforma del genere (che tanto non si farà mai perché la Meloni scrive le riforme su Twitter ma non in Gazzetta Ufficiale) non saranno mai più possibili i governi tecnici e i ribaltoni e il capo dello Stato non potrà più trovare soluzioni «creative» alle crisi di governo. Chi scrive ha contribuito a qualche crisi di Governo ed è stato insultato sia a destra, quando abbiamo mandato a casa Salvini, sia a sinistra, quando abbiamo mandato a casa Conte. Bene, io per primo ammetto che con la riforma certe manovre di palazzo non saranno più possibili. Ma sostenere che questo sia l’annullamento del ruolo del Presidente della Repubblica figlio della destra autoritaria è falso”.