Prima di andare a godersi un weekend in montagna, l’ex Premier Matteo Renzi ha voluto inviare una lunga lettera al quotidiano Repubblica in cui di fatto segna il suo personale atto di “accusa” al Pd e ai suoi vertici su molti temi, in particolare l’emergenza migranti dove snocciola in 10 punti le riflessioni sul fenomeno «senza usare il becero tono della destra». Accuse alla linea Minniti e Gentiloni, frecciatine a Zingaretti e alla allora minoranza dem (oggi invece in maggioranza) che sarebbe responsabile del fallimento del Governo Renzi prima e del Pd targato Firenze successivamente. «Il crollo nei sondaggi comincia quando si esaspera il tema arrivi dal Mediterraneo e si discute lo Ius soli senza avere il coraggio di mettere la fiducia come avevamo fatto sulle unioni civili», scrive il “senatore semplice” che con questa lettera firma di fatto una presa di distanza piuttosto netta con il resto del partito. Dopo gli scontri sulle nomine in Segreteria e dopo soprattutto il caso Lotti-Csm, Renzi ha lasciato diverse settimane di “silenzio” per ricaricare le strategie e lanciare oggi il suo capo di accusa alla politica (tutti i non-renziani, ndr): «Qualcuno si scaglia contro di noi: chiedete scusa! E di che? Non mi vergogno di ciò che ha fatto il mio governo. Non chiedo scusa per le vite salvate nel Mediterraneo. Non chiedo scusa per aver combattuto il protocollo di Dublino, firmato da Berlusconi e Lega. Non chiedo scusa per aver recuperato i cadaveri del naufragio del 2015. La civiltà è anche dare una sepoltura: ce lo insegna Antigone, ce lo insegna Priamo».



LA LETTERA DI RENZI E LE PRIME REAZIONI

Nonostante il forte attacco a Salvini e ai suoi metodi – «i Salvini passano, i valori restano» – la critica più grossa viene lanciata da Renzi al precedente governo Gentiloni «non abbiamo sottovalutato la questione immigrazione: l’abbiamo sopravvalutata quando nel funesto 2017 abbiamo considerato qualche decina di barche che arrivava in un Paese di 60 milioni di abitanti, una minaccia alla democrazia». Una lettera incendiaria insomma che ovviamente riceve le sue prime (e non saranno le ultime) repliche all’interno del Partito Democratico che già faticosamente insegue la Lega di Salvini staccata di almeno 12-15 punti percentuali nei sondaggi. «Molte parti condivisibili ma non l’attacco a Paolo Gentiloni e Marco Minniti. A prescindere dal fatto che i provvedimenti sono tutti stati votati dal Pd cui eri segretario, sai benissimo che l’emergenza c’era e come», scrive Calenda su Twitter “tirando le orecchie” al suo ex segretario. Non solo, per l’ex Ministro del MISE, «Fino a 2016 inoltrato i migranti entravano in Italia e andavano negli altri paesi europei. Dopo la chiusura di Shengen e le identificazioni no. 180 mila migranti non sono qualche persona. Il problema è nato quando Gentiloni era al governo. Ancora ieri sera ti ho difeso su fake news, flessibilità/migranti. Non ricominciamo a farci del male». Per Matteo Orfini invece la marcia indietro rispetto a Minniti è un punto positivo, ma non manca la stoccata a Renzi: «penso quello che pensavo nel 2017, cioè che quelle parole furono sbagliate. Lo dicemmo in pochissimi: io, l’allora ministro Orlando e pochi altri. Oggi sono felice che questa riflessione sia più condivisa anche da chi allora non lo disse».

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