“Un po’ me la sono cercata” è l’esordio di Matteo Renzi nella lunga intervista rilasciata a Natalia Aspesi su Repubblica. Il leader di Italia Viva ha parlato delle tante critiche ricevute e dei molti attacchi, non lesinando mea culpa. “Perché, nel momento di massima forza, ho sbagliato a pensare che i fatti fossero più importanti del modo in cui uno si dovesse porre. Io vedevo i risultati, e i risultati c’erano. E mi dicevo: come fanno ad attaccarmi se ho aumentato di un milione i posti di lavoro – perché Berlusconi lo diceva, ma io l’ho fatto – come fanno ad attaccarmi se abbiamo varato la prima misura contro la povertà, la legge sull’autismo, la riforma del Terzo settore, la legge sulle unioni civili. Pensavo, sbagliando, che queste cose fossero più importanti del mio modo di essere. E quindi sì, sono stato arrogante. Forse c’entra anche che ero giovane, il più giovane premier d’Italia”.



Matteo Renzi ha spiegato di non aver mai considerato la politica tutta la sua vita, ribadendo di credere che la vita possa offrire altro e molto di più. L’ex primo ministro ha ammesso il suo atteggiamento di arroganza “vergognoso” e ha confermato di aver pensato di mollare la politica: “Io volevo smettere del tutto. E oggi sono convinto che se lo avessi fatto per me personalmente sarebbe stato molto meglio”. Poi le parole di Gentiloni e le 27 mila mail ricevute con la richiesta di restare.



Matteo Renzi su Conte

Tornando alla politica di oggi, Matteo Renzi ha ribadito che non starà mai con la Meloni e con questo governo, elogiando però la premier per aver insistito per avere come ministro della giustizia Nordio: “Certo è un personaggio di destra, ma di una destra civile, liberale, come c’è nel resto del mondo. La destra giustizialista sarà in imbarazzo, io no. Dopodiché tra me e l’attuale governo c’è una differenza abissale. Per dire: una delle cose di cui vado più fiero è il bonus che porta i diciottenni in libreria. E loro lo vogliono togliere”. Il senatore di Rignano non sa quanto durerà il governo, ma non crede molto: dipenderà da vari fattori, a partire dall’aspetto psicologico della Meloni. Non poteva mancare una battuta sull’eterna rivalità con Giuseppe Conte, il cui prestigio sta crescendo a scapito del Pd: “Ma sa, lui considera usurpatori tutti quelli che vanno a Palazzo Chigi, che è roba sua e di nessun altro, per decisione divina. Pur di restare ha cambiato idea su tutto, da Trump a Biden, da Salvini a Letta, dal sovranismo alla sinistra”. Renzi ha poi aggiunto: “Il momento chiave fu quando si sussurrava che avrei potuto diventare ministro del governo Conte per chiudere la crisi. E invece dissi di no, perché volevo Draghi presidente del Consiglio. Se lei mi chiede oggi quale è la mia soddisfazione più grande, oltre ad aver fatto il sindaco di Firenze e qualche buona leggina, è stato vedere Conte andare via da Palazzo Chigi. Perché ho la netta consapevolezza di aver difeso le istituzioni da una deriva pericolosissima”.

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