MATTEO SALVINI SPIEGA IL “CREDO” DEL MANIFESTO LEGA

Il segretario della Lega Matteo Salvini con una lettera al quotidiano “Avvenire” risponde ad un articolo del 14 agosto – del teologo Giuseppe Lorizio – in merito alle polemiche generate dal manifesto della Lega incentrato sulla parola “Credo”. Il giornale della CEI aveva infatti criticato il leader leghista per la scelta dello slogan, ponendo in essere una distinzione tra due forme del credere: un credere ‘forte‘, che si può rivolgere unicamente a un ‘Chi’, ovvero al Dio creatore, e un credere ‘debole‘ invece rivolto a progetti, intenzioni, princìpi e valori. Ebbene, Salvini nella sua replica all’Avvenire sottolinea di non aver affatto confuso i due ambiti – religioso e sociale – come invece rilevato da Lorizio: «Come si afferma chiaramente nel manifesto, si è in presenza di un atto di fede laica, non in un ‘Chi’, ma in un ‘qualcosa’».



Il leader della Lega, spiegando il contenuto del manifesto elettorale per le Elezioni 2022, specifica di voler distinguere non tra un “credere forte” e un “credere deboli”, bensì «un credere teologico, che per un liberale e democratico può esprimersi, se credente, solo verso la divinità, e un credere laico». Credere nella lingua italiana, aggiunge Salvini, è “ritenere vera una cosa”, ovvero essere persuasi dalla sua verità. Per l’ex Ministro dell’Interno, «Persuasione a cui si arriva per esperienza o per ragione non per rivelazione». La sfida proposta dalla Lega e dal Centrodestra per il futuro Governo deve coinvolgere tanto i credenti quanto i non credenti: «riconoscersi in un sistema di valori condiviso per recuperare quel senso di unità fra i consociati, nel segno del primato della persona umana, abbandonando la ‘brutta’ politica fatta di odio, maldicenza, sospetti, insinuazioni, insulti».



“CREDERE NEL PROSSIMO E NEL PAESE, UN ATTO LAICO”: PARLA MATTEO SALVINI

Salvini si addentra poi non solo nel “manifesto” della Lega ma nel suo programma, specifico, che davanti ad un “gesto di fiducia” pone concreti temi in evidenza: serve un «recupero, ragionato ed esperienziale, di certezze. In una società liquida, sfiduciata, corrosa di relativismo, e infine sempre negativa, è importante tornare a ‘credere’ in qualcosa. È insieme l’ottimismo della ragione e della volontà». Credere per il segretario della Lega, in ambito politico e non solo, è l’opposto di dubitare: «È voglia di fare, di costruire, di operare per ridare coesione alla nostra società, per rilanciare l’Italia, partendo da valori chiari, sentiti, vissuti concretamente». La questione decisiva dunque per Salvini – come spiega ancora nella lettera apparsa oggi sull’Avvenire – è capire realmente se si condividono i valori «cui ci si affida per ricostruire una res publica».



Salvini torna poi a citare direttamente il manifesto diffuso dalla Lega in questa breve ma già molto intensa campagna elettorale: «Credo nella bella politica e nel bello della democrazia, credo nella libertà, nella giustizia sociale, e nel merito, credo che la persona venga sempre prima dello Stato, credo che tutti gli Italiani vadano tutelati a partire dai più fragili». E poi ancora una “giustizia giusta”, una “sanità rinnovata”, un’”immigrazione positiva” e tanto altro ancora. Per il leader della Lega tali valori devono poi essere vissuti coerentemente e su quello gli elettori potranno misurare le proposte del Carroccio e in generale della coalizione di Centrodestra: «credo nel valore della vita, da preservare dall’inizio alla fine. Credo nel ruolo fondamentale dei Centri di aiuto alla vita, che da decenni in tutta Italia aiutano ragazze e donne a diventare mamme; credo nella lotta a ogni genere di droga; credo nel ruolo fondamentale di associazioni, parrocchie e comunità locali (dove governiamo cerchiamo di sostenere queste realtà in ogni maniera possibile)». Salvini si scaglia ancora contro il relativismo che «ha contribuito a corrodere la società occidentale», proponendo invece di «ritornare ad avere fiducia in valori e obiettivi alti è a mio avviso il presupposto per la rinascita del nostro Paese». La politica per Salvini deve ripartire, in via definitiva, non dallo scontro ma «da un gesto di fiducia, ovvero un atto laico di fede: credere nel prossimo e nel nostro Paese».