Criticare Bruxelles non è apologia di nazismo: Matteo Salvini mette i punti sulle i sulle pagine del Corriere della Sera. Il segretario federale della Lega ha tenuto a replicare all’editoriale di ieri del giornale diretto da Luciano Fontana, sottolineando che i problemi degli italiani non corrispondo a fascismo, nazismo, Ungheria o Polonia, bensì a disoccupazione, salute, povertà e giustizia. L’ex ministro dell’Interno è entrato nel merito delle proposte della Lega, dalle partite Iva alle riaperture, senza dimenticare le amministrative, per poi soffermarsi sulle alleanze internazionali del Carroccio…



«A noi piace badare al sodo, ma il Corriere si cruccia per fascismo e nazismo che sono stati seppelliti dalla storia», l’affondo di Matteo Salvini: «Essere critici con la Ue, quando occorre, non è apologia di nazismo, ma è proprio l’espressione di quella libertà e di quella democrazia che grazie alla sconfitta di tutti i totalitarismi abbiamo ereditato».



MATTEO SALVINI BACCHETTA IL CORRIERE

«L’Europa che mi piace è libera e democratica», ha aggiunto Matteo Salvini nel suo lungo intervento, ribadendo che Ungheria e Polonia fanno parte a pieno titolo dell’Ue. Il leader della Lega ha poi ricordato che mai come oggi Ungheria e Gran Bretagna sono state così vicine a proposito di critica a Bruxelles, puntando il dito contro Sinistra e giornali sulle posizioni legate all’alleanza con Washington: «Sono anche consapevole che i nostri rapporti con gli Usa sono fondamentali, indipendentemente dal colore dell’amministrazione. Mi sorprende invece che altri movimenti politici (e media italiani) abbiano ripetutamente attaccato il precedente presidente degli Stati Uniti durante tutto il suo mandato. Sono diventati atlantisti solo negli ultimi sei mesi?». Matteo Salvini ha successivamente bacchettato il Corriere per alcune affermazioni sulla Lega, rimarcando che il suo partito è uno dei punti di riferimento dell’esecutivo Draghi, con idee chiare e nette su governo e esteri: «Le nostre alleanze nella Ue saranno non certo sulla base di schemi ormai sepolti ma semplicemente con chi vorrà evitare il ritorno a politiche di disoccupazione forzata e austerità distruttiva ormai condannate dalla storia così come certe ideologie».

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