Mattia Lucarelli e Federico Apolloni, calciatori del Livorno, si trovano, come raccontato nei giorni scorsi, agli arresti domiciliari per violenza s*ssuale di gruppo nei confronti di una studentessa 22enne americana, che sarebbe avvenuta nel marzo 2022. La vittima aveva accettato un passaggio da Lucarelli e dai suoi quattro amici, completamente ubriaca, dopo una serata trascorsa in una discoteca milanese. Qualche giorno più tardi, il 4 aprile, la giovane ha formalizzato la denuncia negli uffici della Squadra mobile di Milano, ammettendo di ricordare solo flash, come scrive “La Stampa”: “Forse a causa di qualcosa che mi hanno fatto bere, ma ovviamente non ricordo”.
Nei filmati in possesso degli investigatori si udirebbero frasi irripetibili pronunciate da Mattia Lucarelli e dai suoi amici: “Se per caso entri in casa è la fine… Io spero succeda qualcosa prima che tu entri in casa”. Poi, si è arrivati agli abusi, in merito ai quali la donna ha dichiarato: “Non volevo assolutamente avere rapporti s*ssuali quella sera con nessuno di loro, tantomeno avere un rapporto s*ssuale di gruppo. Ho detto loro che ho un ragazzo, ho detto di no, che questo non poteva succedere. Muovevo la testa, continuavo a dire di no, che avevo un ragazzo. E loro mi hanno detto: ‘Se ti ama, comunque, dov’è lui?'”.
MATTIA LUCARELLI E IL PRESUNTO STUPRO. AMICA DELLA VITTIMA: “HA CONTINUATO A PIANGERE PER MOLTO TEMPO”
Secondo “La Stampa”, Mattia Lucarelli, il giorno successivo, avrebbe congedato la ragazza statunitense dicendo: “È stato bellissimo, dovremmo rifarlo”. Questo, almeno, è quanto avrebbe riferito la vittima agli inquirenti, per cui il condizionale è più che mai d’obbligo. Un amico della giovane ha aggiunto che lei era realmente disperata dopo quello che le era capitato: “Non voleva essere in quel luogo, ma lo era perché quelle persone glielo avevano imposto”.
Un’amica della vittima, invece, ha asserito: “Ha continuato a piangere per molto tempo. Per lo choc era in stato confusionale. Mi ripeteva che era come se il suo corpo non le appartenesse più, qualcun altro se ne era impossessato senza il suo consenso”.