Valerio Mastandrea ricorda l’amico Mattia Torre in una lunga e commovente lettera. L’attore l’ha pubblicata su Twitter esprimendo tutto il dolore che prova ancora oggi per la scomparsa di un anno fa dello sceneggiatore, morto a causa di un cancro. «Amico mio. Certo di farti cosa gradita mi appresto ad un piccolo rendiconto di fatti e notizie a cui non hai avuto accesso in questo ultimo anno», esordisce. Riguardo il «lessico che non esiste» che sciorina nella lettera, l’attore spiega all’amico che lo fa «per sopportare il tempo che più non condividiamo io e te». Non vuole partire da quando si sono separati, «all’estate che santificò il dolore, consacrò l’amore che spargevi e ancora spargi e che sciolse i ghiacci quelli veri, per torrenti di pensieri con cui ci resta di far conto, tutti i giorni fino all’ultimo». Mastandrea arriva a raccontare a modo suo l’esperienza del lockdown per il coronavirus. «Ma il mondo in barriera è rimasto, a coprirsi solo il volto e a respirare meno. Non so come l’avremmo condivisa questa immobile posizione aspettando la pallonata senza sapere da dove sarebbe arrivata».
VALERIO MASTANDREA E LA LETTERA PER MATTIA TORRE
Nella lettera di Valerio Mastandrea per l’amico scomparso Mattia Torre c’è l’analisi di un anno, quello da quando lo sceneggiatore è morto, in cui tante cose sono cambiate. «So che avrei atteso il tuo personalissimo appuntamento delle 18 in cui avresti tradotto in poche ed estremiste parole, forse due, il dolore per i numeri, lo sconcerto per le storie di persone che se ne vanno da sole e la fatica di dover un giorno fare i conti con tutto questo». Il riferimento è ovviamente alla fase acuta dell’emergenza coronavirus. «Ero qui per portarti a conoscenza di quello che è successo mentre eri via. Per dirti quante cose incredibili sarebbero potute essere credibili se parlate insieme». Per l’attore è difficile trovare una spiegazione alla morte dell’amico. «Ho voluto solo provare a vedere se riuscivo a far apparire tutto quello che mi è mancato per un anno. E no, non ci sono riuscito e lo dimostra anche il ritorno ad un lessico normale, inutile provare a resistere». Questa lettera però non sarà un appuntamento: «Sono molto fiducioso però sul fatto che nel resto della mia vita io e te troveremo il modo di dirci le milioni di cose che avremmo da dire, nell’unico modo possibile. Il tuo. Daje. Daje tutti».