La prima prova del nuovo esame di maturità ha finalmente preso il suo corso: nelle consegne è, come già noto, certamente più abbordabile (si abbandona il saggio breve e si vira sulle più tradizionali competenze di comprensione e commento al testo). Ciò che ci si attende dagli studenti è dunque una produzione meno frammentata, meno preoccupata di “inventare” nessi tra documenti diversi, e decisamente più orientata a una testualità coesa e significativa. Ci si aspettano, insomma, più temi.
Veniamo ora alle tracce proposte. Per la tipologia dell’analisi del testo il ministero propone due grandi classici, Ungaretti e gli orrori della prima guerra mondiale per la poesia, Sciascia e l’onestà/omertà per la prosa. Per quanto riguarda le tre proposte di analisi e produzione di un testo argomentativo troviamo un bel testo di Tomaso Montanari sul valore della tradizione come antidoto alla superficialità e alla frammentarietà del presente, una riflessione sul rapporto tra conoscenza e applicazione tecniche, tratto da Sloman-Fernbach, e un estratto dall’introduzione alla raccolta di saggi La cultura italiana del Novecento di Stajano, che propone spunti per una revisione del Novecento intero. La terza tipologia, dedicata all’attualità, presenta il discorso commemorativo del prefetto Luigi Viana nel trentennale dell’assassino di Alberto Dalla Chiesa e induce a riflettere sulla “fedeltà certa e incrollabile nello Stato e nelle sue strutture democratiche”; gli studenti potranno argomentare anche sul rapporto tra sport e storia commentando la nota vicenda del supporto dato da Bartali a molte famiglie ebraiche, cui consegnava con la sua bicicletta documenti falsi su commissione del vescovo Della Costa, e che gli valse il titolo di “giusto tra le Nazioni”.
Alcune tracce paiono ardue per i riferimenti storici che comportano: il testo sull’eredità del Novecento è tutto sbilanciato sul tema del postmoderno – difficilmente affrontato o conosciuto anche dagli stessi professori – e le tracce di attualità afferiscono quasi tutte al secondo novecento – parte di programma da sempre auspicata, ma, stando alle programmazioni lette, affrontata per lo più “per cenni”.
Inoltre sembra che tutte le tracce (e i testi proposti) siano orientati alla storia, alla morale e all’etica civile. Sembra che le famose “competenze di cittadinanza e costituzione” siano state così messe in primo piano: l’orrore della guerra, le ragioni dell’onestà, la dedizione allo Stato, la responsabilità civile davanti alle tragedie della storia, davanti alla potenza inventiva della mente umana o davanti alla sfida della conservazione dei beni artistici. I candidati dovranno dimostrare insomma di saper far tesoro delle loro conoscenze e competenze, per poter dimostrare di essere cittadini migliori e più responsabili.
Poco, mi sembra, lo spazio per gli argomenti della fantasia, del sogno, del desiderio (e perfino di quella bellissima inutilità dell’arte celebrata da Wilde): molto quello per la razionalità, la progettualità e la responsabilità civile. Anche la celebre frase di Dostoevskij “la bellezza salverà il mondo” viene posta in antitesi con una sua riscrittura diametralmente opposta: “la bellezza non salverà proprio nulla, se noi non salveremo la bellezza”. Chissà cosa ne pensano i ragazzi di oggi!