Cancellate l’esame di maturità. Cancellate la scuola che lo partorisce ogni anno un mostro più strano, deforme, inutile. Le ricorrenti polemiche, la lapalissiana ipocrisia delle statistiche, le evidenti inadeguatezze che ogni anno riguardano questo esame finale di scuola sono il segno, se ma ce ne fosse bisogno, della necrosi di un sistema.



Signor ministro, non è necrosi dei ragazzi, delle loro menti e dei loro cuori. E nemmeno necrosi degli insegnanti, molti dei quali sono bravi e animati da sincero ideale. Ma necrosi di un sistema fondato su un’idea sbagliata di cultura, di educazione. Necrosi dell’idea illuminista (imbastardita poi da scientismi e positivismi e da varie ideologie) che la cultura sia un’enciclopedia, una piccola e deforme enciclopedia somministrata in modo uguale a tutti – non importa quale sia la vocazione, il talento, la storia di un ragazzo.



Questa idea continua a generare mostri, che presumono di correggere altri mostri, in un ammorbamento generale di burocrazia, in uno sbandamento di cambi, in un’escalation di surrealtà dove la scuola diviene luogo di frustrazioni, di artificiosità deprimenti, di incontri bellissimi e frustrati da metodi sterili, di riforme e riformette che, come una serie di insetti irretiti e dissanguati nella rete di un ragno antico e nuovo, restano appese e vuote alla ragnatela quasi invisibile di quell’idea, pervasiva e micidiale.

Nessuno ha avuto finora il2 coraggio di romperla e mettere in discussione tale impianto di fondo. E lo può fare solo chi è forte, ma non forte di muscoli e slogan, ma forte, munito e certo di una diversa idea di cultura, fondata sulla valorizzazione del senso critico (e quindi dei criteri più che delle informazioni) e sulla valorizzazione dei talenti e dell’ideale (quindi dell’educazione della persona reale più che della formattazione del cittadino come idea astratta).



Ci sono molti segni, competenze, capitani coraggiosi, esperienze che possono avviare questo grande, necessario cambiamento.

Lei, signor Ministro, ne ha la forza? Vuole superare un esame di maturità rispetto ai tempi nuovi, a esigenze antiche e disattese, a sfide che chiedono cuori accesi? Vuol esser ricordato come uno che ha cambiato per l’ennesima volta l’esame di maturità, o come uno che ha avuto a cuore, in modo nuovo, la maturità dei nostri ragazzi?