Riflettori accesi sulla prossima Maturità 2020 e sulla composizione delle commissioni d’esame. Il ministro dell’Istruzione Azzolina, nei giorni scorsi ha deciso di emanare un provvedimento per completate le 13mila commissioni degli esami di Stato, i primi ai tempi del Coronavirus e che potrebbero prevedere la presenza al loro interno anche di docenti universitari e di ricercatori a tempo determinato. Una scelta dettata essenzialmente dall’assenza di docenti disponibili e pronti ad affiancare i professori interni negli esami di Maturità che coinvolgeranno quasi 500 mila studenti delle scuole statali e paritarie d’Italia. Fino allo scorso 6 maggio, erano rimaste ancora scoperte circa 2mila commissioni, pari a circa il 15%. A circa due settimane dall’esordio della nuova Maturità 2020 la carenza resta ancora presente ma si abbassa al 9%, ovvero a circa 1200 commissioni. Il rischio, a questo punto, è quello di arrivare alla data del 17 giugno, indicata come quella di inizio della prima ed unica prova prevista per quest’anno e relativa al solo orale, con le commissioni incomplete: per questo la Azzolina è corsa ai ripari emanando il provvedimento che ora coinvolge anche docenti universitari e ricercatori.
RISCHIO COMMISSIONE MATURITÀ 2020: AZZOLINA COSTRETTA A FARE RICORSO AD ALTRE FIGURE
A causa della paura del contagio, in vista della Maturità 2020 molti docenti, soprattutto nelle Regioni maggiormente colpite dall’emergenza Coronavirus avevano deciso di compiere un passo indietro lasciando però l’intero sistema in grande difficoltà. Per questa ragione, spiega Repubblica, nei giorni scorsi il Miur ha pubblicato una circolare nella quale si evidenzia questa difficoltà. Si legge nelle premesse: “Rivelato che alla scadenza dei termini prefissati, le istanze di nomina in qualità di presidente di commissione (…) sono inferiori al numero delle commissioni d’esame previste”, il ministero ha deciso di allargare anche ad altre figure la commissione esaminatrice. Inoltre, in caso di ulteriore carenza dà poteri speciali ai direttori regionali. Nel dettaglio, saranno precettati tutti i dirigenti scolastici delle scuole di secondo grado che hanno l’obbligo di presentare la domanda, e così i colleghi di scuole elementari e medie. Se la situazione dovesse ancora apparire problematica, sarà possibile incaricare docenti di scuola superiore derogando dal requisito dei 10 anni di ruolo, e i docenti universitari (ordinari e associati). Saranno in tal caso inclusi anche i docenti dei conservatori e delle accademie di belle arti, così come i ricercatori universitari a tempo determinato. Nei casi estremi, saranno conferiti poteri speciali ai direttori regionali che potranno assegnare più commissioni ad uno stesso presidente ma con il rischio di allungare i tempi anche ad un mese e mezzo.