Esame di maturità 2020. #MaturitàVentiVenti sarà l’hastag che sui social accompagnerà tutte le comunicazioni del ministero dell’Istruzione agli studenti che quest’anno a giugno si sottoporranno all’esame di Stato. Con la comunicazione delle materie della seconda prova tramite il profilo Instagram del Miur è iniziato ieri il percorso per circa 500mila studenti italiani che li porterà ad uscire dal percorso scolastico e ad accedere o al mondo del lavoro o all’università.
La ministra Lucia Azzolina ha preso in corso d’opera il meccanismo che regola l’esame di Stato, già avviato dal suo predecessore Fieramonti e se non ci saranno ulteriori scossoni nel governo lo porterà a termine con la scelta delle prove d’esame nel prossimo giugno.
In realtà il dimissionario Fieramonti aveva già fatto alcune scelte importanti: il ritorno del tema di storia, l’eliminazione della busta a scelta contenente i tre argomenti con cui avviare il colloquio orale e la conferma dello svolgimento delle prove Invalsi (marzo 2020) per tutti i candidati, anche se non influenzeranno l’ammissione, né il voto finale.
Sarà dunque la commissione a predisporre per ogni candidato i materiali di avvio del colloquio, eliminando così quella componente ansiogena che le buste avevano portato con sé. Una scelta di buon senso, che toglierà tutta quella farraginosità nello svolgimento dell’orale che tanto ha fatto discutere, e una semplificazione necessaria, in quanto quei supposti tentativi di imparzialità avevano tolto al colloquio il carattere di una prova volta a valorizzare le capacità logico-comunicative dello studente.
È dunque un bene che l’esame di Stato torni a essere a misura di studente e perda alcuni caratteri più tipici della prova concorsuale, ma nel prossimo anno scolastico la semplificazione dovrebbe coinvolgere anche l’aspetto multidisciplinare della seconda prova e la sovrapposizione di matematica e fisica allo scientifico, latino e greco al classico, lingua 1 e lingua 3 al liceo linguistico, discipline turistiche e inglese al turistico e così in tutte le seconde prove caratterizzanti il percorso di studio.
Il motivo è semplice: le materie dal punto di vista curricolare sono sempre distinte, vengono programmate in orario in modo singolo con una specifica dotazione oraria, curate spesso da docenti differenti, sono valutate separatamente e costituiscono un voto singolo per l’ammissione. Solo all’esame le discipline d’indirizzo vengono messe insieme in un mix sconosciuto quasi totalmente dal candidato. E perché mai bisognerebbe chiedere agli studenti italiani di sottoporsi a una nuova prova nel momento conclusivo del corso di studi?
A valutare la preparazione complessiva ci pensa già la preponderanza del curricolo scolastico dell’ultimo triennio, che come è noto pesa per il 40% sul voto finale. Serve dunque a poco la multidisciplinarietà, anche perché la didattica per competenze ha ancora scarsa rilevanza nella scuola italiana.
Il metodo smart del ministro 5 Stelle con cui ieri ha comunicato le materie d’esame vuole mostrare una vicinanza nei confronti degli studenti e sempre tramite il canale Instagram nei prossimi giorni verranno resi pubblici materiali utili allo svolgimento delle prove, per fugare nei maturandi 2020 tutti i dubbi, che sono sempre molto numerosi; anche per il fatto che l’esame di maturità, purtroppo, cambia formula ogni anno.