La seconda prova per la maturità scientifica 2020 (18 giugno) prevede una prova mista di matematica e di fisica, così come lo scorso anno. La prova di maturità proporrà due problemi, articolati su diverse richieste, e otto quesiti (nelle simulazioni e nelle prove dello scorso anno i quesiti erano cinque relativi a matematica e tre relativi a fisica): gli studenti dovranno scegliere uno dei problemi proposti e quattro quesiti, eventualmente anche tutti di matematica. I due problemi proposti partiranno da ambiti differenti: uno da una problematica matematica per poi essere contestualizzato in una situazione fisica; l’altro da una situazione tipicamente fisica per poi svilupparsi nell’ambito della matematica.
Una prova così articolata richiede ragionamenti e legami tra due discipline che hanno affinità, ma che sono naturalmente differenti, oltre che un livello di conoscenza approfondito delle due discipline che renda possibile operare nessi all’interno della stessa disciplina e tra le due, quindi una notevole capacità di sintesi.
Questo livello non è semplice per gli studenti: esso richiede un lavoro didattico molto preciso e dettagliato sulle singole discipline che porti alla consapevolezza della natura e del metodo di ciascuna, così da rendere possibile passare da una all’altra. D’altra parte, l’ambito della sintesi è interessante sia per il docente che per lo studente e diventa possibilità di apertura affascinante verso la conoscenza.
È necessario evidenziare però che la matematica opera e costruisce le sue teorie con rigore logico, senza avere la preoccupazione del legame con la realtà fisica (quindi con la fisica). D’altra parte è evidente che la matematica aiuta nella comprensione del mondo fisico: la fisica infatti utilizza il linguaggio matematico per costruire modelli e leggi che possano descrivere la realtà e predirne l’evolversi.
Non solo: lo studio della natura è sempre stato una fonte fertile per le scoperte matematiche, anche se non l’unica. Lo studio di modelli matematici che descrivono e spiegano i fenomeni fisici ha portato spesso a scoprire leggi e teorie matematiche.
Il rischio, però, è l’esasperazione di questo aspetto di relazione tra le due discipline che può condurre a un approccio meramente strumentale: la matematica ridotta a “strumento” della fisica o di altre situazioni della quotidianità e la fisica ridotta a esercizio meccanico di leggi matematiche.
Il rischio dunque è di ridurre la portata e la natura delle due discipline: perché allora nel formulare la seconda prova di maturità non pensare a due problemi distinti, uno relativo solo all’ambito matematico e uno solo all’ambito fisico?