Ci voleva un ministro di centrodestra per dare uno stop ai titoli tapis roulant degli ultimi anni in cui gli studenti erano costretti a ridursi a considerazioni mediocri e omologate da argomenti generici e scolastici (nel senso deteriore del termine: il cambiamento climatico, il razzismo, Pascoli e Verga…), presentati in modo da non richiedere alcun piglio critico da parte dei candidati.
Quest’anno la scelta è decisamente più forte, i temi proposti non fanno dormire su quattro cuscini, ma pretendono interpretazione personale e presenza di un soggetto che li svolga con idee e motivazioni originali. In particolare spiazza tutti la parte letteraria: Quasimodo e Moravia. Due autori che non si studiano solitamente, ma i cui testi – presentati nella prova – provocano l’io dello studente ad esporsi, a indagare, a dire di sé. I due scritti, quello poetico (traccia A1) e quello narrativo (traccia A2), sembrano lontani tra loro, eppure ci mettono di fronte a uno stesso pericolo che l’uomo di oggi corre: quello della non adesione alla realtà, quello della prevalenza delle immagini e dell’ideologia sull’amore al reale.
La poesia di Quasimodo ci parla di un uomo che, dimenticando di essere creatura, al contrario di Dio non riposa mai, per farsi imitatore del Creatore e affermare la sua potenza infaticabile sul cosmo; così come la madre degli “Indifferenti” di Moravia, partendo da una immagine immobile e sclerotizzata di sé e del proprio ruolo, non riesce a vedere gli altri, la complessità del mondo, i più deboli. Insomma ci viene presentato un uomo che, affermando solo se stesso, diventa del tutto indifferente alla vita e violento sulla realtà. I nostri giovani – spesso chiusi nelle loro bolle e comfort zone, spesso bloccati dal loro ego fragile e smisurato – sono chiamati a confrontarsi con queste figure simboliche che la letteratura novecentesca ci presenta.
Così è interessante vedere come l’idea di nazione – di popolo – non possa prescindere dall’idea di libertà e dal nesso con gli altri (l’Europa) nel testo tratto da Chabod (traccia B1), così come interessantissima è la domanda (reale, assolutamente non retorica) posta nel suo “Interviste con la storia” da Oriana Fallaci (traccia B3): chi costruisce il mondo? Chi fa realmente la storia? Il singolo, l’individuo, ognuno di noi nella nostra società, oppure i potenti? Siamo pedine in mano a pochi eletti, oppure il nostro agire nel tempo e nello spazio, unito a quello dei nostri fratelli uomini, ha un valore e un perché nel percorso della storia?
Insomma l’io la fa da padrone in questa prima prova di maturità. Fino al tema argomentativo in cui il compianto Piero Angela (traccia B2) spiega che nel mondo odierno e nell’evoluzione tecnologica quello che più conta è il guizzo creativo personale. Più che la ricchezza materiale e la quantità di risorse e manodopera, ciò che fa la differenza è la ricchezza immateriale, cioè il sapere, la creatività. Così come nel tema d’attualità, in una lettera all’ex ministro Bianchi (traccia C1), si esprime l’esigenza di reintrodurre la prova scritta nell’esame di Stato, senza continuare nell’opera di semplificazione e diminuzione delle difficoltà iniziata con il Covid; perché i ragazzi non hanno bisogno di paternalistici aiuti esterni, ma chiedono sempre più qualcuno che proponga loro esempi e presenze che siano al livello della grandezza dei loro desideri e delle loro aspettative.
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