MATURITÀ 2024, IL COMMENTO SULLA TRADUZIONE DELLA VERSIONE DI GRECO: PLATONE…

Platone spaventa sempre un po’: del resto non è infrequente che studiosi della filosofia antica si trovino in disaccordo sull’interpretazione puntuale di questa o di quell’espressione platonica. La Versione di Greco proposta alla traduzione e riflessione per l’Esame di Maturità 2024 risulta però, anche grazie al pre-testo e al post-testo, di facile comprensione nella sostanza; ma, come sanno gli studenti (e i professori!), una cosa è capire il senso, un’altra cosa è cogliere il significato preciso di singole espressioni. Anche in questo breve passo inserito nella Seconda Prova per il Liceo Classico – tratto da “Minosse o della legge” di Platone – alcuni punti chiedono una riflessione e il rischio di una interpretazione (che non esclude necessariamente la correttezza di altre interpretazioni); a titolo di esempio l’ os della quarta riga si presta a differenti interpretazioni, anche perché se lo togliessimo il senso sostanziale non cambierebbe.



Dal punto di vista sintattico forse l’ostacolo più impegnativo della versione in Seconda Prova di Maturità 2024 è nella quinta riga, dove il soggetto della subordinata di primo grado potrebbe essere considerato, ai fini della traduzione, come una prolessi (fenomeno frequente in greco, ma inusuale nei termini qua presenti) dell’oggetto della proposizione successiva.



Le sei ore a disposizione dei candidati, data la brevità e la difficoltà media del testo, probabilmente hanno permesso agli studenti classicisti impegnati nella Maturità di riflettere sul contenuto presentato e di rispondere ponderatamente ai quesiti che costituiscono la seconda parte della prova. L’invito di Platone è alla riflessione sul fatto che senza una trascendenza, o quanto meno un riferimento più alto, il sovrano non può governare: senza una norma di saggezza, che l’introduzione del Ministero alla Seconda Prova non esita a definire morale, non è possibile operare il bene, né l’utile della società. 2400 anni fa come ora si pone il problema: senza la virtù l’uomo non sa governare se stesso, né tanto meno altri, ma dove nasce la virtù? Chi può indicarci il bene? La legge morale è nel cuore dell’uomo, ma l’uomo non ne è padrone, la deve sempre scoprire e confrontare.

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