Mancavano appena cinque punti al massimo dei voti e quando al termine della scorsa Maturità, Nicolò Chino, giovane studente del liceo Rismini di Rovereto (Trento) si è visto attribuire dalla commissione solo 95, ha considerato quel giudizio così ingiusto al punto da voler ricorrere al Tar. Per il neo diplomato, il voto giusto sarebbe stato 100 ed alla fine i giudici amministrativi gli hanno dato ragione. Lo scorso marzo, come rammenta Orizzonte Scuola, il Tribunale amministrativo con una ordinanza aveva accolto il ricorso in via cautelare disponendo il riesame del caso. Lo studente era stato ammesso all’esame di Maturità con una media superiore a 8 e un totale di 55 crediti attribuitigli nel terzo, quarto e quinto anno ma al termine della prova gli era stato dato dalla commissione il voto di 95/100.



A dare ragione allo studente è stato però il Tar i cui giudici hanno bacchettato i docenti asserendo che “per il ruolo educativo e di esempio rivestito, non possono pretendere di essere legibus soluti e, quindi, di poter disattendere quelle regole che, tra l’altro, nel caso di specie essi stessi si sono dati, pur errando nella loro formulazione”, ricordando il diritto dello studente di fare ricorso alla giustizia qualora dovesse intravedere delle presunte anomalie e ingiustizie.



MATURITÀ, PRENDE 95: FA RICORSO AL TAR CHE GLI À RAGIONE E OTTIENE 100

Oggi lo studente può tirare un sospiro di sollievo e in una recente intervista al quotidiano Corriere della Sera, Nicolò Chino ha spiegato perché si aspettava il massimo dei voti dalla sua Maturità: “Sapevo di aver fatto un ottimo esame”, ha spiegato. Quando ha scoperto però il voto finale ed essersi accorto che non gli erano stati attribuiti 5 punti del bonus ha ammesso di esserci rimasto male: “Mi è sembrato un giudizio ingiusto, non rispecchiava la mia persona”, ha spiegato, “Quel giudizio era incomprensibile”. Da qui la decisione di fare ricorso: “Ho sempre creduto nella giustizia e nella morale. Io per primo, anche a scuola, ho sempre combattuto le ingiustizie, quindi, sentendomi giudicato ingiustamente, ho deciso di chiedere al dirigente di poter vedere quali criteri di assegnazione dei bonus erano stati utilizzati”, ha spiegato lo studente. Dalla scuola però non è mai giunta alcuna risposta alla sua richiesta e per questo ha deciso di rivolgersi ad un avvocato e solo a quel punto gli hanno mandato le carte. Adesso però il Tar gli ha dato ragione ma ad affiancarlo durante questa sua piccola grande battaglia vinta c’è stata la madre, anche lei insegnante di liceo. “Mi ha detto che secondo lei non stavo sbagliando e mi ha spiegato cosa dovevo fare. Mi ha aiutato”, ha chiosato Nicolò.

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