Il capo militare di Prima Linea che si converte in carcere e riscopre la grazia tramite i Promessi Sposi: è la storia incredibile di Maurice Bignami, il rivoltoso ex terrorista rosso negli Anni di Piombo raccontata oggi a Sulla Via di Damasco. Una storia ricca di ideologia, di morte e distruzione, “salvate” però nel paradosso della fede che dentro al sottosuolo più oscuro sa trarre il meglio e il perdono di ogni singola esistenza umana. Nella lunga e bella intervista di Eva Crosetta all’ex terrorista, Bignami ha voluto raccontare quanto avvenuto in quel carcere dove per sempre la sua vita è cambiata: «per me è un privilegio poter raccontare, è un modo per capire meglio e ricordare di più». Maurice Bignami, nato a Neuilly-sur-Seine (Francia) nel 1951, torna in Italia con la famiglia nel ’64 stabilendosi a Bologna. Inizia a studiare da autodidatta, presentandosi come privatista agli esami per le licenze di scuola media inferiore e superiore. Iscritto alla Fgci, dal 1970 milita in Potere operaio. Ne esce nel 1974 e nel 1978 entra in Prima linea. In clandestinità dal settembre ’78, nel 1979 è uno dei tre responsabili nazionali di Prima linea, che abbandona nel 1980. Nel 1981 viene arrestato e portato in numerose carceri speciali. Eppure proprio nell’antro più nero del carcere, l’incontro salvifico con un sacerdote riapre quello squarcio nel cuore che neanche l’utopia comunista di “rivoluzione” aveva saputo sconvolgere a tal punto: «Non certo perché sono più buono, Dico anzi per paradosso che, almeno nelle intenzioni, ero più buono prima, come lo sono tutti i giovani. Anche se poi io ho finito per uccidere. Sono qui, invece, perché ho capito che l’idea di fare il bene prescindendo dalla realtà, ossia dalla verità e in definitiva da Cristo, è una follia. Ma non c’è merito da parte mia, se non quello di aver tenuto il cuore aperto agli scappellotti che mi hanno dato preti e suore, tanto non ne avevo conosciuto uno prima, tanti ne ho incontrato da un certo punto in poi. Scappellotti prima per farmi cambiare strada, poi, ancor più forti, per farmi uscire da un passato che mi perseguitava, ricordandomi che Cristo mi ama», raccontava così sempre Bignami in un incontro al Meeting di Rimini nel 2010.
CHI È MAURICE BIGNAMI: IL CUORE E LA CONVERSIONE
La vera rivoluzione, diceva ancora nell’incontro di Rimini ormai 9 anni fa, è «la verità di Criso qui e ora»: nell’intervista a Sulla Via di Damasco Bignami ha voluto ripercorrere le tappe che lo hanno portato fino a questa incredibile “scoperta” per la sua tormentata e disperata esistenza. «Quel Ventennio sembra lontano per molti, ma è la cifra della postmodernità, tutto viene rimosso ma non superato: se non capiamo la natura e il movimento di quei traumi si rischia forte di potersi ripetere», spiega l’ex Prima Linea che dopo omicidi e condanne nel 1987 viene definitivamente condannato a 20 anni di detenzione. Grazie a mons. Di Liegro a partire del 1989 comincia a collaborare con la Caritas diocesana di Roma. «A quell’epoca eravamo pieni di dubbi politici ma soprattutto esistenziali, non eravamo completamente staccati dalla realtà», ricorda ancora l’ex terrorista rosso. Poi l’arrivo di quel prete in carcere cambia tutto: «Mi porta i Promessi Sposi: leggere quel testo in quelle condizioni è un dono straordinari, io in quel libro ci ho visto tutto. La rivolta, la rottura rivoluzionaria, l’amore anche messo a dura prova come nella mia vita: lì nacque la prima riflessione intorno alla grazia». Una ferita riaperta, una verità riscoperta: ancora Bignami «l’apertura delle braccia di un sacerdote ha fatto molto di più di tutti gli altri: con la mia compagna decidemmo di sposarci e avere figli nonostante fossimo in carcere. Prendemmo il nostro amore per riporlo altrove: così chiesi a Don Ruggero, il prete che mi ha salvato la vita». Da Prima Linea alla grazia, l’esatto percorso di quell’Innominato studiato, ammirato e amato in quella lettura di conversione nel carcere: un perdono inatteso che ridona speranza anche nel paradosso di chi è passato nell’orrore e colpa più grande provocata, l’omicidio. «Ma io so di non essere nessuno, penso solo che i tanti nessuno che siamo solo in Cristo possono trovare pace.Sarà consapevole che non è fatta, ancora, che c’è da lottare.Altro che, più di prima. Sarebbe drammatico se avessi vissuto la follia col fuoco dentro e ora, di fronte alla Grazia, mi abbandonassi all’ignavia, incrociando le braccia. Sarebbe terribile, sarebbe come una bestemmia per uno come me che ha avuto tutto gratis. Sarebbe uno scivolo verso l’inferno», concludeva così 9 anni fa al Meeting l’ex Prima Linea Maurice Bignami. E quella grazia oggi si è rivista in questa bella intervista che trovate integralmente qui..