Fra le tracce proposte dal Ministero per la Prima Prova della Maturità 2024, Tipologia C – tema d’attualità – anche “Profili, selfie e blog” di Maurizio Caminito: ecco qui sotto la traccia svolta da Leonardo Antonelli per conto de ilSussidiario.net.

COMPRENSIONE E ANALISI – PRIMA PROVA TRACCIA SVOLTA TEMA TIPOLOGIA C2 MATURITÀ 2024

In questo brano, Maurizio Caminito argomenta che, tra le innovazioni culturali apportate dalla cosiddetta rivoluzione digitale, forse la prima forma letteraria a fare le spese di tutto ciò è stato il diario personale.



Il diario segreto, sostiene l’autore, quello dove a fine giornata si appuntavano sia gli eventi della giornata sia i pensieri inconfessabili, non esiste più. E questo è un fatto grave, perché viene meno il luogo dove poter custodire e curare “la parte più profonda di sé, che costituirà, per chi lo scrive [il diario], il fondamento dell’incontro con gli altri”. A questo punto, Caminito prosegue il suo discorso, affermando che se da un lato il diario è scomparso l’uso di documentare e catalogare lo scorrere del tempo è rimasto, ma in forma molto diversa: “Il diario dell’era digitale è una rappresentazione di sé rivolta immediatamente agli altri.”. Quello che viene condiviso sulle storie di Instagram, seppure formalmente simile a una pagina di diario, è in realtà una cosa ben diversa, proprio perché ha come premessa quella di essere rivolto ad altri, di mostrarsi immediatamente, con tutti i risvolti di desiderabilità sociale che ne conseguono.



Queste le considerazioni dell’autore; riassumendo: la forma (meta) letteraria del diario cade in disuso con l’avvento dei social, lo strumento di indagine introspettiva viene a mancare mentre l’attività di trascrivere le giornate avviene sui social, con la differenza fondamentale che questo raccontare le proprie giornate ha lo scopo di apparire fuori, e non di raccogliere per ricordare dentro.

PRODUZIONE – TRACCIA SVOLTA PRIMA PROVA TIPOLOGIA C2: MAURIZIO CAMINITO E LA COMUNICAZIONE IN MATURITÀ

Ritengo che la tesi di Caminito sia parzialmente fallace, per i seguenti motivi. In primis, pur ammettendo che effettivamente la pratica di tenere un diario stia scomparendo, non è detto, anzi risulta difficile da credere, che non esista più un luogo dove “si annotano pensieri, riflessioni, sogni, speranze, rigorosamente legati alla fruizione o (ri) lettura personale”. Il diario, come ogni contenuto – e ogni contenitore – culturale, è a suo modo figlio del suo tempo. E quindi i pensieri che una volta si “vergavano” sulle pagine di un diario oggi abitano altri spazi. Oppure questi spazi fisici non esistono più e, come anche chi tiene un taccuino potrà confermare, i pensieri troppo ingarbugliati si incastrano nel proprio cuore e lì ci rimangono, ed escono confusamente solo davanti ad una birra con un amico. Insomma, anche se non si trascrive più, non è vero che si sia smesso di sognare.



È però innegabile che la forma del taccuino porti con sé delle peculiarità che lo rendono insostituibile. Soprattutto, il fatto di mettere su carta delle idee e delle emozioni permette di non perderle, e fa sì che in futuro si possa tornare indietro e guardare un po’ come si era. Dalla testa, che va velocissima, alla carta, che è ferma e immutabile, bisogna in qualche modo colmare il divario, e l’unico modo è ponderare e districare le cose che ci succedono e che pensiamo. Il diario è quindi una metabolizzazione di tutto ciò che ci passa per la testa: è più concreto e meno inconcludente, ed è un bene.

Caminito, poi, affronta la questione della scansione temporale che il diario permetteva, sostenendo che oggi tale pratica è sostituita da ciò che si posta sui social, con la differenza che adesso lo si fa per mostrare sé stessi, e non per ricordare i propri eventi in intimità. Brevemente, questo può essere vero, come può non esserlo. Indagando fra gli utenti, si potrebbe scoprire che più volte di quel che sembra chi pubblica online lo fa per il piacere di condividere, e non con l’imperativo di essere accettati. I social permettono e hanno visto nascere in sé molte dinamiche di condivisione di passioni, domande e interessi, e ritengo che un discorso serio sulle piattaforme non possa escludere di tenere in conto queste situazioni. Certamente, la rivoluzione digitale ha amplificato e creato delle problematiche di natura sociale e di salute mentale, e giustamente Caminito a queste fa riferimento. Sarebbe ingenuo e irresponsabile ignorare queste criticità, ma lo sarebbe altrettanto pensare che le conseguenze dei social network siano solo queste.

In sintesi, le idee proposte dall’autore sono più che ragionevoli, e i punti critici sollevati sono veri. Ad ogni modo, credo che la questione e le problematiche che ne sorgono facciano parte di un discorso molto più ampio della questione “diario”. Come si è già detto, le forme e i contenitori cambiano con il tempo, e così è sbagliato credere che ciò che si è perso quando si è perso il diario possa essere ritrovato con il diario. Se i giovani non destinano più i propri segreti alle pagine di un taccuino è perché il taccuino non è più adatto a riceverli, e va trovata un’altra forma in grado di accogliere queste domande.