Maurizio Landini, segretario della Cgil, ha rilasciato un’intervista sull’edizione odierna del quotidiano “La Repubblica”, nella quale ha affrontato la tematica dell’estensione del Green Pass, decretata dal Governo Draghi e che non trova il favore dei sindacati. Come ha precisato il diretto interessato, la convinzione di tutte le sigle sindacali è che il provvedimento migliore da adottare sia quello di “rendere obbligatorio il vaccino per tutti i cittadini, non solo per i lavoratori. Siamo convinti che il diritto alla salute della collettività venga prima di qualunque altra cosa”.



Landini ha poi proseguito affermando quanto segue: “Noi ci auguriamo che la scelta del governo sul Green Pass spinga le persone a vaccinarsi, ma resta una contraddizione… L’obbligatorietà del certificato verde non vuol dire che sia obbligatorio vaccinarsi, basta presentare il tampone, dunque resta la libertà anche di non vaccinarsi. Ma allora imporre un costo per esercitare il diritto al lavoro in un Paese con bassi salari è sbagliato e rischia di essere controproducente rispetto all’obiettivo dichiarato”. D’altro canto, ha ricordato il leader della Cgil, non ci sono solo i 4 milioni di lavoratori, nel settore pubblico e in quello privato, a essere privi di vaccinazioni, ma anche persone disoccupate, anziane, inattive, a cui nessuno chiede la carta verde.



MAURIZIO LANDINI INTERVIENE SU FISCO, PENSIONI E RECOVERY PLAN

Nel prosieguo del suo intervento su “La Repubblica”, Maurizio Landini ha poi parlato del fisco: a suo giudizio, serve una riforma complessiva, esattamente come disse il presidente Draghi nel suo discorso programmatico. “Lo abbiamo preso talmente sul serio che abbiamo presentato una nostra proposta per allargare la base imponibile Irpef, ridurre la tassazione su lavoratori e imprese, fare una vera lotta all’evasione fiscale e tagliare le unghie alla speculazione finanziaria”, ha rivelato l’intervistato.



Invece, in materia di pensioni, serve “flessibilità per uscire a partire da 62 anni. E poi tre questioni: uscita anticipata per coloro che svolgono lavori gravosi, pensione di garanzia per i giovani con vuoti contributivi e periodi di non lavoro, riconoscere le differenze di genere a favore delle donne che hanno pagato di più la crisi, penso ad un anno di contributi per ogni figlio”. Infine, una battuta sul confronto con il governo sugli investimenti previsti dal Recovery Plan: “Siamo in ritardo, c’è un protocollo ancora da definire, necessario per costruire un rapporto tra gli investimenti, le nuove politiche industriali e la creazione di occupazione per giovani e donne”.