Il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, è tornato a parlare nelle scorse ore sulle colonne del quotidiano “Il Manifesto”, affrontando alcune tematiche connesse al mondo dell’occupazione in seguito alla pandemia di Coronavirus. In primis, il 58enne di Castelnovo ne’ Monti ha commentato il drammatico dato che vede una riduzione di 247mila occupati nel solo mese di aprile 2020. “È sotto gli occhi di tutti che stiamo affrontando qualcosa di mai visto – ha dichiarato -. Per questo CGIL, CISL e UIL hanno già chiesto al Governo di prorogare il blocco dei licenziamenti e la possibile proroga dei contratti a termine almeno fino al 31 ottobre. Contemporaneamente, chiediamo un allungamento della cassa integrazione per Covid e che le nove settimane previste si possano utilizzare continuativamente. È necessario poi realizzare una riforma degli ammortizzatori sociali che abbia un carattere universale, che diventi diritto universale di tutte le persone che lavorano”. Landini ha poi aggiunto che da tempo il premier Conte conosce le proposte sindacali, sostenute in tutte le piazze italiane, che puntano a una riforma imperniata sulla lotta all’evasione fiscale, sulla riduzione del contante e sull’aumento del tracciamento, rivedendo gli scaglioni Irpef per favorire lavoratori e pensionati.



MAURIZIO LANDINI (CGIL): “BONOMI HA TEORIE VECCHIE”

Nel corso dell’intervista rilasciata a “Il Manifesto”, Maurizio Landini ha poi puntato il dito contro Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, “reo” di aver richiesto di depotenziare il contratto nazionale e di reiterare i suoi attacchi contro il Governo. “Il problema è rinnovare i contratti nazionali – ha commentato Landini –. Le teorie e le ricette proposte dal presidente di Confindustria sono vecchie e corrono il rischio di alimentare solo conflitti. Per far crescere il paese c’è bisogno di rinnovare i contratti, non solo dal punto di vista salariale – e noi chiediamo di defiscalizzare gli aumenti retributivi dei contratti nazionali -, ma per affrontare la fase nuova che abbiamo davanti: l’innovazione tecnologica, la rimodulazione degli orari, la formazione continua, i nuovi modelli organizzativi e per ridurre la precarietà”. Secondo il segretario generale della CGIL il modello contrattuale italiano con un contratto nazionale forte e un secondo livello aziendale, di sito o di filiera è quello che si deve far funzionare per poter affrontare le nuove sfide che il lavoro e le imprese hanno oggi davanti a sé. L’obiettivo comune da assumere è quello di migliorare contemporaneamente le condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti e la capacità competitiva e di innovazione delle imprese.

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