Dal mondo del lavoro alle pensioni, Maurizio Landini a tutto tondo ai microfoni del Corriere della Sera. Il segretario della Cgil ha subito messo in risalto di chiedere il blocco dei licenziamenti per tutti fino ad ottobre, una proposta legata al fatto che nel mondo dell’industria, nonostante sia già in ripresa, c’è ancora chi fa fatica: «Vogliamo evitare che il sacrificio ricada su chi è più in difficoltà».
Sull’ipotesi di aprire all’apporto di ricollocazione delle agenzie private per fare fronte ai 4,5 milioni di disoccupati, Maurizio Landini ha evidenziato che c’è precarietà anche in chi lavora nei centri per l’impiego: «Io credo che il ruolo pubblico sia importante per il governo di questi processi, mi pare che sia una delle attività su cui occorre investire». Il sindacalista ha poi ribadito la necessità di strumenti che consentano di gestire la riorganizzazione delle imprese, il cambiamento delle produzioni e la formazione di nuove competenze. Passaggi che non si possono gestire senza regole oppure con i licenziamenti, ha aggiunto.
Maurizio Landini: “La Sinistra in Italia ha rotto con il mondo del lavoro”
Maurizio Landini è poi tornato sulla richiesta dei sindacati di entrare nella cabina di regia del Recovery Plan, sottolineando di richiedere un sistema strutturato di confronto e negoziazione preventiva: «L’obiettivo è nuova occupazione per giovano donne e mezzogiorno. I lavoratori devono partecipare perché la sfida non è solo realizzare gli investimenti: è accompagnarli con riforme nel medio e lungo periodo, in modo da attrarre investimenti privati e tutti spingano verso un cambiamento del Paese. Se questo processo non è sostenuto da una base sociale vasta, rischia di non realizzarsi». Dopo un breve commento sulle semplificazioni burocratiche, in cui ha rimarcato di essere disponibile a un confronto ma senza «la liberalizzazione dei subappalti e l’idea di reintrodurre le gare al massimo ribasso», Maurizio Landini ha aggiunto: «Il tema della politica, tanto più se vuole definirsi di sinistra o di centrosinistra, è come ricostruisce un rapporto di rappresentanza con il mondo del lavoro. In tutte le sue forme. Perché quel che è avvenuto in Italia e in Europa è stata una rottura con il mondo del lavoro. Nel rispetto dell’autonomia, io dico che questo rapporto è necessario e oggi vedo un vuoto di rappresentanza».