Maurizio Landini, leader della Cgil, ha rilasciato un’intervista a “Il Corriere della Sera” nella quale ha rivelato aneddoti sconosciuti di vita privata, proprio alla vigilia dei suoi sessant’anni, che festeggerà nel mese di agosto. Colpisce, per esempio, il suo abbandono forzato agli studi: “Frequentavo l’istituto per geometri e andavo anche bene. Studiare mi piaceva molto, ma dovetti abbandonare la scuola. La mia famiglia non poteva permetterselo, in quanto per andare a scuola dovevo viaggiare. E quel costo, per i miei genitori, era diventato insostenibile”.
Il giovane Landini a settembre iniziò quindi a lavorare presso un’azienda metalmeccanica in qualità di apprendista saldatore, ma l’addio ai banchi di scuola è sempre stato vissuto come un’ingiustizia da parte del diretto interessato, che però, sottolinea, non ha mai colpevolizzato i suoi genitori. Inizialmente aveva anche pensato di recuperare con le scuole serali: al lavoro tutto il giorno, sui banchi per diventare geometra la sera. Progetto insostenibile, perché giocava anche a calcio nel ruolo di mediano sognando Gianni Rivera, il suo idolo al Milan, squadra per la quale tifa.
MAURIZIO LANDINI: “MARIO DRAGHI? SIMPATICO E ATTENTO, MA ABBIAMO ESPERIENZE DIVERSE”
A “Il Corriere della Sera”, Maurizio Landini ha spiegato poi il motivo per il quale indossa puntualmente una maglia della salute sotto la camicia, anche in estate: “È un’abitudine che mi porto appresso da sempre. Mia mamma me la metteva da bambino; avendo sofferto di polmoniti e infezioni alle vie respiratorie, poi, non l’ho mai abbandonata. Tra l’altro, le compro sempre nello stesso negozio di Castelnovo ne’ Monti, tutte uguali. Senza la maglietta della salute addosso, è come se mi mancasse un pezzo di me”. Successivamente, qualche battuta sulla politica attuale, a cominciare da Mario Draghi, che Landini giudica attento e simpatico, anche se il loro percorso esperienziale è totalmente differente. Il leader della Cgil si augura che per il piano di ripresa dell’Italia si segua una strada diversa dal passato. Le riforme annunciate con il Piano di ripresa, di cui lo Stato necessita, sono decisioni importanti. Infine, uno sguardo al suo sindacato, che ha “senz’altro commesso molti errori” e che per il futuro deve puntare “a rafforzare le radici del nostro passato”.