Maurizio Landini dovrebbe essere pensionato, ma le regole nella Cgil forse sono diverse per lui. Secondo quanto evidenziato da Il Riformista, il segretario del sindacato rosso ha ormai raggiunto l’anzianità contributiva e in base al regolamento interno non potrebbe più ricoprire cariche aziendali. In altri termini, il segretario sta contraddicendo il suo stesso statuto.
Lo statuto della Cgil prevede l’ineleggibilità dei Segretari e dei dirigenti per raggiunti limiti di età. Il caso parte dal 2021, quando viene licenziata Francesca Carnoso, avvocato e membro del direttivo nazionale Fisac Cgil. Lei aveva infatti contestato l’eleggibilità del Segretario generale della categoria, Nino Baseotto, per limiti di età: “Una regola precisa dello Statuto della Cgil vieta espressamente di rivestire cariche dirigenziali a chi è in età pensionabile”. “O le regole valgono per tutti o siamo di fronte a insostenibili privilegi”, la denuncia della Carnoso.
I guai di Landini
“Il Riformista ha potuto verificare. Si trova sulle Delibere attuative dello Statuto, in un documento votato dall’Assemblea Generale del 19 e 20 luglio scorso, tenutasi a Roma”, si legge sul giornale di Renzi a proposito della regola nello Statuto Cgil. Ma non solo. Nello stesso documento si evince che lo stesso Landini – avendo iniziato a lavorare nel 1976 con quarantasette anni di contributi versati – soddisfa pienamente i requisiti per la pensionabilità. Per la sua rielezione, l’attuale segretario Cgil non ha comunicato il suo riferimento pensionistico. Altro che “trasparenza” e “sobrietà”, insomma, come del resto ciò che concerne il suo stipendio da 7 mila euro al mese o l’aver stipulato contratti per i suoi dipendenti a 6 euro all’ora per poi battersi nelle piazze per invocare il salario minimo di 9 euro all’ora.