Tra i principali protagonisti della stagione dei cattolici in politica, ex Ministro e Presidente-fondatore dell’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, di recente Maurizio Lupi è tornato sulle cronache nazionali per l’assoluzione definitiva nel caso-simbolo che lo “costrinse” a dimettersi dal ruolo di Ministro delle Infrastrutture durante il Governo Renzi. 4 anni e mezzo dopo Lupi torna a parlare con la Verità sull’inchiesta Grandi Opere – secondo la quale l’ imprenditore Stefano Perotti e il dirigente del suo ministero, Ercole Incalza, si sarebbero interessati all’assunzione del figlio Luca – spiegando perché oggi non odia tutto quell’accanimento di quei mesi: «non ho nessun rimpianto e nessuna recriminazione. Quando mi sono dimesso da ministro l’ ho fatto per difendere un’ idea di politica e di governo, ma soprattutto la mia storia e la mia famiglia. Non potevo, né volevo, dimettermi da padre. E nemmeno modificare il giudizio sui miei collaboratori. Con quel gesto ho voluto riaffermare le ragioni per cui un giorno ho deciso di entrare in politica». L’ex Forza Italia e Ncd senza essere indagato si dimise da Ministro Mit per un Rolex: mai indagato e definitivamente archiviato l’aprile scorso, la notizia è stata però divulgata solo lo scorso 6 novembre: «A volte, più di tante parole valgono i gesti. Siamo uomini pubblici. Quasi tutti mi avevano sconsigliato di farlo e tanti non l’ hanno fatto. Io ho preferito lasciare che qualcun altro proseguisse il lavoro iniziato. Quando ho visto che si dipingeva una cupola di corruzione ho voluto dare un segnale di assoluta libertà».
LUPI, RUINI E I CATTOLICI IN POLITICA
Il fondatore di Noi con l’Italia, oggi deputato della Repubblica, sottolinea con amarezza come non tutti sono stati riabilitati dopo le ingiuste accuse; «Questo è il dolore maggiore. Quando si agitano le manette bisognerebbe ricordare che la presunzione di innocenza, oltre a essere scritta nella Costituzione, serve a tutelare la vita delle persone. È giusto che chi commette degli errori ne risponda. Ma ora chi ripagherà un’ impresa con 100 dipendenti tra le migliori d’ Europa nel suo campo che ha dovuto chiudere? E chi risarcirà un alto dirigente statale che ha fatto 70 giorni di carcere ed è stato assolto 17 volte su 17? Infine, chi risponderà del danno per il clima inquisitorio instaurato che rende sempre più faticoso il processo decisionale nelle istituzioni». Per i giudici quell’indagine partì da intercettazioni giudicate male e mal interpretate: «magistrati di Milano hanno detto che la Procura di Firenze ha male interpretato un dialogo nel quale in realtà si stava ribadendo una norma di legge. Cioè, l’ hanno interpretato al contrario, come espressione di un intento affaristico. Se decontestualizzi le conversazioni puoi prendere grandi abbagli. Da anni si attende la definizione della normativa sull’ uso delle intercettazioni, ma finché ciò non avviene ognuno le usa liberamente», spiega l’ex FI ai colleghi de La Verità. Nessuna stima del progetto di legge del Ministro Bonafede (nemmeno su quella vecchia dello Spazzacorrotti), per Lupi il vero problema è quel “clima” generato da ingiuste inchieste e dai «soloni» che non vogliono chiedere scusa sui propri quotidiani dopo aver massacrato alcuni personaggi poi risultati innocenti. «Francesco Merlo fa distinzione tra assoluzione penale e decenza politica? Certi opinionisti indossano i panni del grande inquisitore: sì, non c’ era niente, ma ha sbagliato comunque. Anche Marco Travaglio ha ribadito che dovevo dimettermi, tirando in ballo la questione etica. Ma se non c’ era reato, non c’ era corruzione, non c’ era alcuna richiesta di favori, non ero indagato allora e non sono stato condannato dopo e c’ era trasparenza assoluta, dov’ è la questione etica?». Chiusura dedicata al futuro con il richiamo ai cattolici in politica che la stessa Chiesa ha rilanciato di recente, «Uno spazio enorme. Oggi il partito dei cattolici sarebbe antistorico. Ma in uno scenario in continua e rapida evoluzione, i cattolici, come tanti altri, possono testimoniare un impegno al servizio del bene comune per ricostruire una società che nasca dalla persona e dalla libertà». Per Lupi non è sbagliato dialogare con Salvini come ha proposto Ruini, specie perché «Salvini non è il diavolo, così come i comunisti non mangiavano i bambini»; per il fondatore di Noi con l’Italia, «Non si può non dialogare con chi rappresenta un terzo degli italiani. Trovando, nelle differenze, punti in comune su cui lavorare insieme».