Maurizio Milani alla BIG 2024 con ‘Sorrows in Graphic Design’

Un focus sui progetti di design mai realizzati, partoriti da alcune delle menti più geniali degli ultimi decenni ma rimasti poco più di un foglio di carta sepolto in un cassetto: questo è il punto di partenza da cui il graphic designer Maurizio Milani intende partire nella sua mostra – intitolata ‘Sorrows in Graphic Design‘ – pensata per la Biennale Interazionale di Grafica (BIG) del 2024. Un punto di partenza, dicevamo, che punta all’obiettivo di ridare vita a quei progetti mai realizzati, aprendo una riflessione sul difficile passaggio tra ideazione e realizzazione di un qualche artefatto grazie alla quale Maurizio Milani spera di stimolare un pensiero critico sulla necessità di riconoscere il dispiacere (appunto, i ‘Sorrows in Graphic Design’) come parte integrante del mestiere del designer.



In tal senso, dunque, la mostra – che si terrà da giovedì 23 fino a domenica 26, dalle ore 10:30 alle 20:30 (limitate a 13:30/18 per la sola giornata di giovedì) allo Spazio Certosa di Via Giovanni da Udine 4 a Milano – vuole essere un osservatorio delle progetti mai realizzati o realizzati e mai presentati al pubblico, partendo da alcuni esempi celebri. Per l’occasione Maurizio Milani ha coinvolto nella sua ‘Sorrows in Graphic Design’ anche 18 illustri colleghi che presenteranno assieme a lui tre di quei progetti che non hanno mai visto la luce, partendo – non a caso – dal famoso marchio della Metropolitana di Milano ideato da Bob Noorda e cestinato in una delle più famose opere ‘incompiute’ del milanese.



Dalla storia del graphic design alla realtà sempre più anarchica: la mostra di Maurizio Milani

La stessa storia del graphic design – ricorda ancora Maurizio Milani in una nota dove spiega la mostra ‘Sorrows in Graphic Design’ – è costellato da celebri progetti incompiuti, talvolta a causa delle richieste o delle speranze inattese del committente (si vedano, tra le altre, le voci: città ideale di Le Corbusier, gli impressionisti rifiutati dall’Accademia di Parigi o la segnaletica di New York disegnata da Massimo Vignelli) e, altre volte, per cause sistemiche ed esterne al singolo progetto. Il problema, però, è che tra successi e insuccessi il mondo della grafica sta cambiando in un modo che Maurizio Milani definisce “anarchico” e che trascende la storia e i paradigmi storici di un settore sempre più in crisi.



La geometria è messa in angolo“, accusa il designer, ricordando che si tratta di uno dei pochi – se non “forse l’unico” – elemento in grado di comunicare universalmente grazie alle sue origini che affondano nella realtà naturale; e nel frattempo il lettering “è diventato una babele di alfabeti” e i progetti dei più giovani e moderni designer – continua Maurizio Milani – sembrano “rispettare solo l’aspettativa degli interlocutori“. Da questa realtà che cambia continuamente e lo fa spesso in peggio, quell’elenco di progetti mai realizzati potrebbe diventare un prontuario di come il settore del graphic design abbia bisogno di schemi, paradigmi e regole precise, sia per evitare di commettere gli stessi errori del passato, sia per stimolare i nuovi creativi ad un approccio più culturale, creativo e professionale.