Maurizio Sarri è il nuovo allenatore della Juventus, è grande la rabbia e il risentimento dei tifosi del Napoli per la scelta del tecnico toscano di accettare il progetto della Vecchia Signora. Ira sui social e non solo, ieri nel centro storico del capoluogo campano è spuntato uno striscione che non lascia spazio a dubbi: «Un comandante di valore non cade in disonore. Ti sei venduto la dignità a chi ha il Palazzo di proprietà». E nelle scorse ore è stata lanciata anche una petizione sul portale “change.org” che chiede di cancellare il riferimento alla napoletanità dell’enciclopedia Treccani in merito alla definizione sarrismo: «Dopo il passaggio di Sarri alla Juventus, ogni riferimento all’identità, anche calcistica, della città di Napoli, appare decisamente offensivo e mortificante». Insomma, tifosi azzurri scontenti e quelli bianconeri insoddisfatti: diverse gatte da pelare per Maurizio Sarri… (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



DAL DITO MEDIO AL CORE INGRATO

Ora che Maurizio Sarri è ufficialmente il nuovo allenatore della Juventus è più facile realizzare ciò che è accaduto. Perché in un calcio che vede ammainate anche le sue bandiere storiche (si pensi alla vicenda Totti-Roma), non può sconvolgere più di tanto che l’ex allenatore del Napoli sia passato alla rivale storica dopo una breve parentesi al Chelsea. E’ questo esilio che Sarri ha concesso al popolo che lo ha reso grande e lo ha innalzato anche al di sopra della squadra stessa. Un tradimento a tappe, per abituarsi all’idea, per non rendere tutto più doloroso. Ma comunque un tradimento per i tifosi partenopei, per quelli che di storie sul “core ingrato” di turno non ne possono più, per quelli che amano e poi si sentono presi in giro, ogni volta di più. Perché con Sarri era stato amore vero, amore al punto che in tanti hanno contestato De Laurentiis quando non ha fatto l’impossibile per trattenerlo, al punto che in tanti si sono concessi il lusso di ostentare scetticismo dinanzi all’arrivo in panchina di Carlo Ancelotti, non proprio l’ultimo arrivato. Sarri era amato, era il Napoli. Lo era diventato a suon di gesti, che un tempo esaltavano, oggi feriscono.

MAURIZIO SARRI ALLA JUVENTUS: NAPOLI TRADITA

L’allenatore in tuta, il comunista che il Milan di Berlusconi scartò preferendogli Mihajlovic proprio per il suo credo politico, non ha mai avuto la capacità di usare mezze misure. E allora ecco che un gesto d’impeto, istintivo, un dito medio mostrato dal pullman ai tifosi della Juventus che accoglievano il Napoli a suon di fischi e insulti, è diventata per anni la foto della “napoletanità” di Maurizio Sarri. Era lui, l’allenatore che annunciava la denuncia per calunnia a chi soltanto si era azzardato a parlare di un incontro con i dirigenti bianconeri quando ancora allenava il Napoli, l’immagine di chi non si piega, di chi con “quegli altri”, coi nemici sportivi di sempre, non ha nulla a che spartire. Era, nella narrazione dei napoletani, il condottiero che non si piegava ai soprusi dei poteri forti – incarnati nell’immaginario partenopeo da proprio dalla Juventus – e ora è passato dall’altra parte della barricata. Non solo ha disertato, ma ha tradito. La statuetta nei presepi di San Gregorio Armeno è prenotata: chissà come la prenderà Sarri, se il suo “core ingrato” perderà un colpo nel sentirsi tacciato di tradimento da chi più lo ha amato.