Maurizio Vandelli, chi è il cantante tra i padri fondatori dell’Equipe 84

Maurizio Vandelli è uno dei padri dell’Equipe 84, gruppo fondato nel 1962 assieme a Victor Sogliani, Franco Ceccarelli e Alfio Cantarella. Il cantante, oggi pomeriggio ospite di Caterina Balivo nel salotto de La volta buona su Rai 1, ha indissolubilmente legato il suo nome e la sua carriera allo straordinario successo della formazione. Dopo alcune prime esibizioni da solista sulle coste romagnole d’estate, Vandelli ha inciso il suo primo disco e ha ottenuto subito un buon successo in Spagna.



Tornato in Italia, inizia la sua avventura con l’Equipe 84, con cui incide il primo 45 giri contenente Papà e mammà e Quel che ti ho dato. Con Io ho in mente te del 1966 arriva il primo grande successo e, sempre nello stesso anno, viene loro proposta da Lucio Battisti la canzone 29 Settembre. L’Equipe 84 si sciolse nel 1979 e, in seguito, Maurizio Vandelli abbandonò temporaneamente la musica per avvicinarsi alla tv e realizzare alcuni spot pubblicitari. Con il ritorno nella musica si registra anche il suo approdo al Festival di Sanremo nel 1993: il cantante si esibì con i Dik Dik e i Camaleonti sulle note del brano Come passa il tempo.



Maurizio Vandelli e il rapporto con Lucio Battisti: “Eravamo davvero amici

Maurizio Vandelli, nonostante lo scioglimento dell’Equipe 84 e lo scorrere degli anni, non ha mai abbandonato la musica. Il suo ultimo progetto discografico è del 2022, un libro con doppio CD intitolato Emozioni Garantite in cui propone i brani di Lucio Battisti ai quali collaborò in studio. Vandelli ha più volte ribadito il rapporto speciale instaurato con Battisti, che scoprì lui stesso portandolo dal papà di Mogol. «Mi fanno in causa in 200 se dico che l’ho scoperto. Lui volle che lo portassi. Lui entrò in quella porta, io fuori. Uscì dalla porta e mi disse di aver firmato il contratto come compositore però, non come cantante“, ha raccontato a Italia Sì nel marzo 2023.



Ricordando il legame con Battisti, ha rivelato alcuni retroscena: “Veniva spesso, dormiva anche a casa mia e aveva scoperto che io avevo un armadio con i foulard“. E ancora: “Eravamo davvero amici, perché tutto quello che faceva lui o che facevo io contro di lui diventava un gioco. Diventava una cosa da morire dal ridere. Si stava benissimo con lui“.