Maurizio Vandelli, storico membro e voce leader degli Equipe 84, in una intervista al Corriere della Sera, ha ricordato il successo ottenuto dal gruppo nel passato. “La band nacque dal desiderio di essere diversi da tutti gli altri. Nei primi anni Sessanta noi eravamo quattro amici che stavano seduti al bar Grand’Italia di Modena. Il nostro obiettivo minimo era quello di metterlo in quel posto al mondo. Il ruolo che il destino ci aveva riservato era quello di essere impiegato statale, postino, commerciante. Ma non era quello che volevamo”.
Inseguendo i loro sogni, riuscirono a conquistare il successo. “Franco e io suonavamo già ne ‘I giovani leoni’, nome tratto dal film con Marlon Brando, Victor e Alfio erano in gruppo con ‘Paolo e i gatti’. Decidemmo di metterci insieme e, seduti a quel bar, discutevamo del nome. Io volevo fosse al femminile, allora tutti si chiamavano I Corvi, i Profeti, i Ribelli… Avevo portato un extended play dell’Equipe Tahitienne. Ci piacque quel nome, ma l’Equipe di Modena non funzionava. Qualcuno propose di aggiungere un numero, per completare. Venne fuori l’84, con l’idea che forse ci avrebbero fatto fare la musica per lo Stock 84. E così iniziammo a suonare nelle balere di Modena. Finché non cominciammo la nostra prima tournée estera, a Rimini”, ha raccontato.
Maurizio Vandelli: “Con Equipe 84 volevamo essere diversi”. La storia della fine della band
Dopo essersi tolti grandi soddisfazioni, gli Equipe 84 si sciolsero. Il declino iniziò quando uno di loro venne arrestato. “Alfio aveva preso dell’hashish e qualcuno aveva fatto una spiata. Fu un casino. La Rai ci cancellò del tutto, non potevamo più apparire con il nostro nome. Io allora dissi che forse potevamo chiamarci ‘Nuova Equipe 84’, ma lo feci quasi più per provocare. Invece quelli abboccarono. Erano tempi di ridicolo moralismo”, ha ricordato ancora Maurizio Vandelli.
E ha concluso: “Dopo la galera Alfio non era ben accetto. Franco andò un anno in India. Io cominciai a fare dischi da solista. La storia era finita. Abbiamo provato più volte a farla ripartire ma non è, non può essere com’era. Né per noi, né per il pubblico. Poi loro, a uno a uno, se ne sono andati. E io sono qui. La morte non mi piace, cerco di esorcizzarla sforzandomi di trasformare tutto in leggerezza, in un sorriso. L’unico funerale al quale sono andato in vita mia è stato quello di Mia Martini ma ebbi una terribile crisi di pianto. L’Equipe 84 non esiste più. È normale sia così. Ma la sua musica resiste, eccome, all’usura del tempo”.