Lo scrittore Mauro Corona è stato intervistato nel corso della diretta di È sempre Cartabianca, dove ha parlato della questione eutanasia, a lungo dibattuta in Italia. Emblematico, infatti, il caso di Sibilla Barbieri, che pochi giorni fa si è recata in Svizzera per richiedere la morte assistita a causa di una malattia oncologica terminale, dopo un rifiuto da parte della sua ASL alla richiesta di accedere al percorso al decesso farmacologico.



Secondo Mauro Corona il rifiuto in Italia per l’eutanasia è legato “retrogradismo della politica italiana che invece che attualizzarsi e capire che uno è già morto e vegeta e aiutarlo ad accompagnarlo all’ultimo passo” è guidata “da un branco di bigotti, bacchettoni, legati alla paura del castigo di Dio, della Chiesa”. Per lo scrittore, in altre parole, è ora di “attualizzare la politica” perché “non siamo più a quei tempi dove si credeva a tutto”. Secondo Mauro Corona, oltre a parlare del miglioramento della “condizione di vita, bisogna migliorare la condizione della morte perché si muore male, abbandonati per ospizi, dove alcuni infermieri ti picchiano, con piaghe da decubito, soli nella malinconia più totale. Miglioriamo finalmente la condizione della morte”.



Mauro Corona: “Eutanasia vietata a causa dell’ipocrisia dell’urna”

Andando avanti nel suo intervento, Mauro Corona ci tiene a precisare che la reticenza politica in merito all’eutanasia è anche legata ad “una questione di scheda nell’urna, perché l’Italia è un popolo di brava gente, ma è ancora guidato da queste paure, da queste cose per cui la vita è sacra”, ma di contro “quando non è più vita, non è più nulla di sacro, c’è solo la sofferenza e il dolore. L’ipocrisia dell’urna. Quindi è una questione di voti, io proibisco la cannabis, che potrebbe essere medicinale, proibisco l’eutanasia per rispettare la vita e tutti sono favorevoli alla vita”. La domanda che Mauro Corona ci tiene a porsi, mentre sente “parlare di mettere al mondo bambini”, è “che mondo lasciamo a questi bambini? La Meloni dice di fare figli, ma che mondo lasciamo loro”.

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