Maurizio Buratti, noto come Mauro da Mantova per le sue ospitate a “La Zanzara”, era un no-vax convinto ed è morto lo scorso 27 dicembre a causa delle complicanze del Covid-19: a parlare di quanto accaduto nelle settimane antecedenti al suo decesso sono stati i medici e gli infermieri che lo hanno curato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Borgo Trento, a Verona: “Abbiamo fatto di tutto e di più per salvarlo”, hanno detto al Corriere del Veneto.
Il sessantunenne era arrivato in ospedale, spinto da alcuni conoscenti, quando le sue condizioni di salute erano già compromesse. Fin dalle prime radiografie, secondo quanto raccontato dai medici, il suo apparato respiratorio appariva “bianco”, ovvero in una fase di infezione avanzata. È rimasto in terapia intensiva per tre settimane, ma non c’è stato nulla da fare per evitare il decesso. “La malattia è stata inesorabile”.
Mauro da Mantova, gli infermieri: “Fatto il possibile”. Era un no vax convinto
Mauro da Mantova, come testimoniato al Corriere del Veneto anche dagli infermieri che lo hanno assistito all’ospedale di Borgo Trento, a Verona, era un no vax convinto, oltre che negazionista. “La spocchia che mostrava in radio è appena il dieci per cento di quella che ha fatto vedere di persona quando è arrivato in Pronto soccorso. Era una persona e lo abbiamo curato con ogni mezzo. Ma siamo stanchi di essere derisi e insultati da chi deve poi ricorrere a noi quando si trova con l’acqua alla gola”, hanno affermato i medici.
Probabilmente se Maurizio Buratti si fosse recato prima nella struttura sanitaria si sarebbe potuto salvare, ma aveva rifiutato le cure oltre che il vaccino. “Abbiamo fatto tutto il possibile, ma il paziente era arrivato nel nostro ospedale già in condizioni disperate”. Il sessantunenne, da parte sua, non credeva nella gravità della malattia. Anzi, prima di aggravarsi, si era anche vantato di essere un “untore”, in quanto era andato al supermercato nonostante fosse positivo.