Mauro Monciatti, la famiglia del diplomatico trovato morto a Caracas il 6 giugno 2016 contro l’archiviazione del caso come decesso naturale. Scomparso tre anni fa in Venezuela, secondo il medico legale il decesso risalirebbe al 4 giugno 2016 per un infarto al miocardio, ma la famiglia continua a non credere alla versione della morte naturale. In questa storia ci sono troppe cose che non tornano: basti pensare alla salma, restituita senza gli organi interni, tra cui il cuore. E sono diversi i dubbi sulla morte, come riporta Chi l’ha visto?: sono state rinvenute numerose macchie di sangue all’interno della stanza e un grande ematoma nella parte sopraciliare destra ed escoriazioni sull’avambraccio. E c’è di più: Mauro Monciatti era un appassionato maratoneta e si sottoponeva spesso a controlli medici. Il fratello Moreno non ci sta: «Noi abbiamo deciso di manifestare la nostra protesta perché il giudice ha deciso di archiviare il caso di mio fratello come morte naturale. Non credo che sia morte naturale: anche se è stato un arresto cardiaco, è dovuto all’aggressione come riconosciuto dal ministro degli Esteri venezuelano, che ha affermato che la morte di Mauro Monciatti era legata a un arresto cardiaco causato dalla presenza di una persona da un appartamento, anche se hanno sempre cercato di avallare la morte naturale».
“C’E’ DELUSIONE, MA NON CI FERMIAMO”
Valentina Novikova, moglie di Mauro, ha sottolineato a Chi l’ha visto?: «Mauro correva da 25 anni, ha sempre avuto ottima saluta ed era pieno di vitalità. Le uniche parole che lui ripeteva nel corso del soggiorno in Venezuela erano: “Che mangiatoia hanno fatto, che buco nero che hanno fatto”. SI riferiva al lavoro, a quel disastro che ha trovato nell’ufficio di contabilità del consolato generale di Caracas. Lui pensava di farcela ed era pieno di ottimismo». Il fratello Moreno ha proseguito: «Non sono stati interrogati gli altri attori principali italiani di questa vicenda, cioè l’ambasciatore, il console, il carabiniere e il responsabile della sicurezza: tutti italiani che lavoravano all’estero, dalle loro comunicazioni al ministero degli esteri si comprende come hanno sempre ritenuto che si trattava di un episodio qualsiasi. Non siamo noi che lo diciamo, lo hanno detto loro nelle loro comunicazioni». La moglie non ha intenzione di darsi per vinta: «Delusione c’è, tanta delusione, ma andiamo avanti: cerchiamo la verità, parliamo di un diplomatico che si è messo a fare un lavoro molto importante per lo Stato». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)