Come è morto Mauro Pamiro, il prof 40enne di Crema? E’ ancora tutto da chiarire sulla reale causa della morte del professore di informatica dell’istituto Galilei di Crema e proprio a La vita in diretta Estate si parla di un oggetto rinvenuto al cimitero. Si tratta del cd “Mao” realizzato dal prof musicista in cui è presente il brano “La ballata del diavolo”. Una canzone davvero particolare che invita a riflettere sul rapporto di Mauro con l’occulto e di quanto quelle parole potessero essere di presagio su quanto successo. Non solo, è ancora da capire come quel cd sia arrivato al cimitero: possibile che il cd l’abbiano portato i ragazzi, ma in realtà il 30 giugno questo cd arriva non sulla tomba di Mauro, ma sulla tomba di un estraneo morto nel 2016, anziano, ma con una chitarra in mano. Il cd ritrovato al cimitero ora è nelle mani della polizia, ma a sbaragliare ancora una volta le carte è Marisa, la madre di Mauro Pamiro che interrogata sulla possibile appartenenza del figlio ad una setta satanica ha detto: “la cosa più strana fatta con la moglie è un corso di yoga”. Una cosa è certa: il testo di questa canzone è malinconica e parla di sangue, lacrime e destino da compiere. Sul finale poi la madre Marisa precisa: “non aveva nessun problema né di alcol né di droga, mai avuto problemi di litigi. Niente. Neanche un incidente” – e fa un appello a chi l’ha conosciuto – “lui andava d’accordo con tutti, non aveva nessun nemico. Se qualche suo amico o amica sa qualcosa, si faccia avanti e lo dica per cercare di chiarire questo mistero. Se lo volevate bene, fatelo per lui”. (aggiornamento di Emanuele Ambrosio)

Mauro Pamiro: Omicidio o suicidio? C’è ipotesi setta satanica

La morte di Mauro Pamiro: omicidio, assassino o incidente? Gli investigatori stanno cercando di fare chiarezza sulla misteriosa morte del professore di informatica dell’istituto Galilei di Crema. L’uomo è stato rinvenuto senza vita lo scorso 29 giugno senza scarpe e cellulare nei pressi di un cantiere in via Don Primo Mazzolari, nel quartiere dei Sabbioni, a soli 200 metri dalla casa che condivideva con la moglie Debora Stella. La donna, grafica pubblicitaria di soli 40 anni, oggi è indagata per l’omicidio del marito e al momento è ricoverata presso il reparto di Psichiatria dell’ospedale Maggiore. Stando alle ultime ricerche sulla morte del prof, gli investigatori starebbero valutando anche una nuova pista: la partecipazione della coppia ad una setta. L’autopsia sul cadavere di Pamiro ha confermato che il prof è morto nella notte tra sabato e domenica- La morte, stando all’autopsia, è stata causata dalle lesioni interne e dal foro ritrovato in mezzo alla fronte, che altro non è che una escoriazione. Adesso si attendono i risultati degli esami tossicologici.

Mauro Pamiro, la moglie è colpevole?

Intanto le attenzioni degli investigatori sono tutte rivolte sulla moglie di Mauro Pamiro che, dopo la scoperta della morte del marito, è apparsa in stato di choc. La donna, infatti, ha dichiarato di non aver avvisato nessuno della scomparsa del marito, come mai? E’ un interrogativo ancora da chiarire, anche se gli inquirenti della squadra Mobile di Cremona e del commissariato di Crema, coordinati dal pm Davide Rocco, sono ancora in stallo sulla reale causa della morte di Pamiro: omicidio, suicidio o incidente? Intanto dopo la scoperta del cadavere di Pamiro, i poliziotti hanno anche ritrovato nel cimitero un cd del prof contenente il brano “A last embrace (Un ultimo abbraccio)” registrato lo scorso marzo. Un brano dal sapore triste e nostalgico che il prof musicista avrebbe dedicato ad una donna che definisce “la più dolce regina del Paese delle meraviglie”. Nel testo si legge: “sono stato via per molti giorni, il tuo principe ti prenderà per mano e vivremo la nostra favola di amore, dipendenza, dominio e dolore”. Molto forte anche la cover del singolo che mostra una mano che schiaccia un pomodoro rosso sangue. Intanto l’avvocato Vittorio Meanti, legale dei genitori di Pamiro non ha alcun dubbio: “né la mia collega Ilaria Dioli né io crediamo al suicidio. Abbiamo piena fiducia negli inquirenti”.