Era il 29 giugno del 2020 quando morì il professore Mauro Pamiro, trovato senza vita in un cantiere in costruzione a Crema. La procura voleva archiviare il caso come suicidio ma il giudice ha dato il consenso ad ulteriori sei mesi di indagini. Il caso, dunque, non è chiuso ma rispetto alle nuove indagini, l’avvocato Antonino Andronico ha commentato a Lombardia Nera: “Al momento non abbiamo ricevuto notizie ufficiali. Non posso entrare nella testa del pm che deve dare il ‘la’ per procedere”. Rispetto alle richieste, l’avvocato ha proseguito: “Noi abbiamo richiesto molte cose ma quello che è stato ammesso è una ristretta cerchia di indagini che hanno come scopo innanzitutto di individuare nell’ambiente domestico se vi siano tracce di sangue e colluttazione tramite il luminol, anche in auto”.
Inoltre, stando a quanto rivelato ancora dal legale, “è stata disposta l’acquisizione al fascicolo delle indagini preliminari di un video che nelle prime ore dalla morte del prof Pamiro ritrae la moglie intenta a fare una sorta di confessione di come sarebbero andati i fatti e di una sua responsabilità”. L’avvocato ha spiegato che il video servirebbe non per accertare la responsabilità poiché lei parla in assenza di un difensore ma per capire se in quella fase era in grado di intendere e di volere.
Morte Mauro Pamiro, i nuovi accertamenti
La morte di Mauro Pamiro è stato davvero un suicidio oppure l’uomo è stato aggredito ed ucciso sferrandogli un colpo in testa con una tegola? L’unica indagata per la morte del professore è proprio la moglie, Debora Stella e per chiarire la sua posizione serviranno altri sei mesi di indagini. Il gip ha infatti accolto l’opposizione all’archiviazione presentata dalla famiglia del professore che non ha mai creduto al suicidio. “Io credo che il corpo sia stato portato lì quando mio figlio era già morto”, aveva dichiarato il padre della vittima.
Adesso serviranno nuove indagini e tra le altre, anche nuovi accertamenti su una tegola dove Mauro avrebbe sbattuto la testa alla ricerca di tracce di terze persone. Altre analisi saranno compiute sull’auto della coppia. Il giudice ha inoltre chiesto un nuovo accesso nell’abitazione con il luminol ed anche gli accertamenti sui tabulati telefonici dell’utenza fissa e mobile di Debora Stella fino al 30 giugno del 2020.