Mauro Repetto svela dettagli inediti sull’addio agli 883: le sue parole
Mauro Repetto ha lasciato la band italiana all’apice del suo successo; lo ha fatto per inseguire i suoi sogni, come ha spesso dichiarato in passate interviste. Questa volta però, ai microfoni di Radio Deejay, ha svelato un retroscena inedito riguardo i motivi della sua decisione: una ragazza.
“Era il 1994. Alla settimana della moda vedo questa Brandy, una modella. Io ero molto in forma e mi dico: “Io ci provo. È la più bella del mondo, io vado”. Non volevo riuscirci per forza, ma volevo almeno gareggiare. Così annuncio a Max che vado a Miami e che forse non torno. E Max mi risponde con la sua solita calma: “Va beh, ok”. A Miami non la trovo ma conosco i suoi amici a New York, così è a New York che ho fatto Zucchero Filato Nero” afferma l’artista, affascinato dal “sogno americano” che si rivelò un fiasco.
Mauro Repetto: “Sono sempre stato incollato ai miei sogni”
Repetto non ebbe fortuna in America, ed è lo stesso artista che ai microfoni di Radio Deejay ne spiega le ragioni: “Ho sempre cercato di guardare la linea del destino della mia mano: sono sempre stato incollato ai miei sogni, non pensavo a quello che sarebbe piaciuto fare agli altri, ma a me. Adesso sembra ridicolo, ma in quel momento al sogno americano ci credevo davvero. ”
E ancora: “E volevo giocare lì il mio campionato. Perché non ha funzionato? Perché era difficilissimo: è come fare il salto in alto con l’asticella a 2 metri e 70, e io sono passato sotto di 2 metri. Scoraggiato? Mai: avevo sempre altri sogni da raggiungere.” Mauro Repetto, dopo un periodo in Italia, si è trasferito in Francia e ha iniziato a lavorare presso Disneyland: “Mia madre lavorava in un ufficio di collocamento e voleva che avessi un posto fisso, sereno, tranquillo, e che mi laureassi, cosa che ho fatto. Vado a Disneyland per questo colloquio senza raccontare le cose della musica, dissi solo che avevo una laurea in lettere. Preso. Il giorno dopo mi trovo vestito come un marinaio sul fiume Mississippi, un po’ cowboy e un po’ fantasma.”