Una misteriosa ragazza americana dietro l’addio di Mauro Repetto agli 883?

Forse non tutti sanno che Mauro Repetto, fondatore degli 883 insieme all’ex compagno di scuola Max Pezzali, è sposato con una donna di nome Joséphine, una designer francese da cui ha avuto due splendidi figli. Insieme, Mauro e Joséphine, hanno fondato la ditta di design Manjiaca nel 2004, ma anche condiviso tanti altri progetti comuni. Negli ultimi anni, dopo l’addio agli 883, Mauro Repetto ha provato a sfondare nel mondo del cinema, senza riuscirci. “Dopo il successo con gli 883 per me era la cosa più logica”, ha raccontato in una intervista a Deejay.it.



Un’intervista in cui Mauro Repetto ripercorre un po’ tutto il suo percorso artistico, tra amori, scelte coraggiose e azzardi. Ai tempi della separazione da Max Pezzali, quando ancora non aveva incontrato sua moglie Joséphine, si vociferava che avesse abbandonato il progetto per colpa di una misteriosa ragazza americana. “Era il 1994. Alla settimana della moda vedo questa Brandy, una modella. Io ero molto in forma e mi dico: “Io ci provo. È la più bella del mondo, io vado”. Non volevo riuscirci per forza, ma volevo almeno gareggiare. Così annuncio a Max che vado a Miami e che forse non torno”, l’aneddoto di Mauro Repetto.



Mauro Repetto, il sogno americano e l’incontro con la moglie Joséphine

Max mi rispose con la sua solita calma: “Va beh, ok”. A Miami non la trovo ma conosco i suoi amici a New York, così è a New York che ho fatto ZuccheroFilatoNero”, continua ancora il fondatore degli 883. Evidentemente con la modella americana le cose non hanno avuto un seguito, anche perché negli anni successivi Mauro Repetto ha incontrato Joséphine, che è diventata sua moglie e la madre dei suoi figli.

Non si sa moltissimo della vita privata dell’artista, che ha sempre preferito separare gli aspetti personali da quelli professionali. “Ho sempre cercato di guardare la linea del destino della mia mano”, ha detto a proposito dei suoi ‘sogni di gloria’. “Sono sempre stato incollato ai miei sogni, non pensavo a quello che sarebbe piaciuto fare agli altri, ma a me. Adesso sembra ridicolo, ma in quel momento al sogno americano ci credevo davvero“.