“Non ce la faccio più a vivere – ha proseguito la signora Bianca, la mamma di Mauro Romano, presente negli studi di Storie Italiane – mi sento male, è troppo il male che mi hanno fatto. Le autorità, nonostante hanno fatto il loro dovere, non sono riuscite a risolvere la questione, speriamo che questa sia la volta buona. L’avevo lasciato a casa dei miei suoceri – ricorda il giorno della sparizione – mi avevano avvisato che non lo trovavano più, ed ero convinta che lo avremmo ritrovato, che fosse in giro a giocare, e invece… Le forze dell’ordine accusavano la famiglia, accusavano noi genitori. Dicevano che mio padre aveva ammazzato mio figlio, e che mia madre lo aveva sepolto. Io e mio marito siamo andati poi a vivere in Svizzera, perché non potevo più restare in Puglia. Chiedo che decada questo velo di omertà, cosa ho fatto io di male? Perché non mi aiutano?”. In collegamento anche Antonio La Scala, l’avvocato della famiglia Romano, che ha ricostruito quanto accaduto in questi quarant’anni: “Immediatamente si è guardato all’interno della famiglia, si è pensato a qualche vendetta privata, ma non ha portato a nulla. La signora Bianca ha poi ricevuto sette telefonate per una richiesta di denaro: è stato arrestato il telefonista ma che ha spiegato di non sapere nulla dell’omicidio, il classico sciacallo che non c’entrava nulla. Quindi 30 anni di indagini, ma durante il quale non è successo nulla. Nel 2011 giunge una lettera da un killer della Sacra Corona Unita, detenuto in carcere, che spiega di sapere delle cose in merito alla scomparsa di Mauro Romano. L’ergastolano viene ascoltato ma lo stesso spiega di voler parlare con il procuratore di Lecce, che però rifiuta: il tutto viene definitivamente archiviato. Noi non sappiamo cos’ha detto questo ergastolano, ed ora stiamo cercando di mettere tutti i pezzi assieme. La novità: dall’estate 2019, il famoso telefonista è indagato per pedofilia su 13/14 casi”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

LA SCOMPARSA DI MAURO ROMANO: L’APPELLO DELLA MAMMA

Bianca, la mamma di Mauro Romano, è stata ospite stamane presso gli studi di Storie Italiane, per parlare della vicenda riguardante la scomparsa del figlio nel 1977, quando aveva solo 7 anni. “Vi ringrazio per la solidarietà – esordisce la donna parlando con Eleonora Daniele – mio figlio è scomparso il 21 giugno del 1977, e appena scomparve mi hanno fatto delle telefonate anonime; hanno arrestato una persona che mi chiedeva del denaro, ma le indagini si sono concluse lì. Le autorità lo hanno arrestato perché era stato accusato di pedofilia. Vorrei che le autorità – prosegue la donna – aiutassero il mio avvocato affinché si riuscissero a trovare le ossa di mio figlio per provare a risolvere questo caso. Non voglio fare del male a nessuno, vorrei solo sapere prima di morire che fine ha fatto mio figlio, ho il diritto di saperlo. Se fosse vivo sarebbe già tornato a casa dopo 42 anni”.

LA STORIA DI MAURO ROMANO

Mauro Romano scomparve la sera del 21 giugno del 1977 in quel di Racale, in provincia di Lecce (Puglia). Aveva solo 6 anni, e da quel giorno, di quel bimbo si è persa ogni traccia. Mauro si trovava in casa dei nonni materni quel giorno di più di 40 anni fa, dopo che i suoi genitori si erano recati presso il funerale del nonno paterno in provincia di Napoli: avevano deciso di andarci da soli, lasciando così per un paio di giorni i figli dagli altri nonni. L’ultima volta che Mauro venne visto fu la sera del 21 giugno, precisamente alle ore 17:45, mentre stava giocando a nascondino con degli altri bambini della stessa età. Fu l’ultimo avvistamento del piccolo, che sparì per sempre, e che nessuno è più riuscito a trovare nonostante le numerose indagini che si sono susseguite in queste quattro decadi. Un vero e proprio cold case che come molti altri, rischia di restare tale.

MAURO ROMANO, SCOMPARSO DA RACALE, IL GIP “CLIMA DI OMERTÀ”

A 40 anni sono ormai pressoché svanite le speranze di ritrovare quel bimbo che oggi avrebbe 48 anni, e che sarebbe quindi un uomo di mezza età. Dal 1977 ad oggi, inoltre, sono state raccolte false rivelazioni, piste poi rivelatesi inconcludenti, e depistaggi, che purtroppo non hanno fatto altro che ostacolare le indagini, complice anche l’omertà che ha sempre regnato sul paese di Racale. A riguardo scriveva così il gip Annalisa De Benedectis, nel 2012: “Gli investigatori hanno verificato un generale clima di latente omertà nell’ambito della comunità religiosa (testimoni di Geova) di cui denuncianti e denunciato facevano parte. Tale aspetto ha avuto un ruolo non trascurabile nella risoluzione della vicenda”.