A Storie Italiane si torna a parlare della scomparsa del piccolo Mauro Romano. Era il 1977 quando il bimbo di soli sei anni sparì nel nulla, e da allora non è stato più ritrovato. Di mezzo, anni di indagini, di silenzi e di omertà, con un primo arresto nei confronti di un uomo che aveva tempestato di telefonate la famiglia di Mauro, chiedendo un risarcimento, poi successivamente condannato per altri reati. Si parlava di un semplice mitomane ma questi, clamorosamente, è stato arrestato martedì scorso con le gravissime accuse di violenza sessuale continua ai danni di minorenni, e produzione di materiale pedopornografico. L’uomo è stato fermato in provincia di Lecce, dopo aver attirato con un inganno alcuni minori in un casolare, per abusarne. Come detto sopra, l’arrestato aveva fatto 40 anni fa telefonate anonime alla famiglia Romano, chiedendo un riscatto in cambio di info sul rapimento. L’uomo era stato condannato per estorsione, ma “prosciolto” dall’accusa di rapimento.

MAURO ROMANO, LE TELEFONATE DEL MITOMANE

Anche Mauro Romano è stato vittima dei pedofili? Forse questo recente arresto potrebbe svelare la verità sulla fine del bambino rapito. “Quell’uomo mi telefonò il 27 luglio di quell’anno verso le 19:00 di sera – racconta oggi la mamma di Mauro a Storie Italiane – mi disse che aveva nostro figlio e che voleva 30 milioni di lire. Se non ci sbrigavamo, il bambino sarebbe morto perchè stava male, aveva bisogno di cure. L’abbiamo supplicato di non fargli nulla, ma le telefonate sono continuate, così come le minacce. Durante l’ultima telefonata i carabinieri lo hanno intercettato e arrestato direttamente nella cabina telefonica”. Così l’avvocato della famiglia: “L’uomo, una volta interrogato dai carabinieri, ha smentito di conoscere dove si trovava Mauro ed è stato condannato con rito abbreviato. Ci si è accontentati di questa versione purtroppo. Quando qualche mese fa abbiamo scoperto che quell’uomo fosse indagato per pedofilia abbiamo chiesto all’autorità giudiziaria di riaprire il caso. Ora lui sta in carcere e l’indagine non è per nulla chiusa”.