Max Biaggi compie 50 anni, essendo nato il 26 giugno 1971: è salito su una moto per la prima volta solo a 18 anni ma fin da subito ha cominciato a vincere gare e il suo palmares parla di ben sei titoli mondiali, di cui quattro consecutivi nella classe 250 dal 1994 al 1997 e poi due volte in Superbike, nel 2010 e nel 2012, dopo una lunga militanza in 500/MotoGp. Nella storia dello sport italiano è rimasta la sua rivalità con Valentino Rossi, che ha segnato un’epoca del motociclismo. Oggi Max Biaggi è padre di due figli avuti dall’ex compagna Eleonora Pedron e preferirebbe che il figlio Leon non facesse il motociclista: “È uno sport pericoloso”, ha detto in una intervista al Corriere della Sera.
La paura però non esiste quando sei tu il pilota: “Metti la tuta, il casco, abbassi la visiera e sei proiettato dentro un altro mondo”. Il momento più brutto d’altronde è stato l’incidente del 2017, a carriera ormai finita: “Dopo la prima operazione, al risveglio, intontito da farmaci e dolore, ricordo chiaramente che venne il primario. C’erano mamma e papà, il primario disse che, con quel tipo di trauma, l’80 per cento delle persone decede. Ho visto il film della mia vita passare in un lampo. Ho pensato a Schumacher: ha fatto una vita a 380 all’ora e poi è stato fregato da una caduta con gli sci. Poi, ho pensato a Nicky Hayden: era stato mio compagno di squadra alla Honda MotoGp 2005 e, venti giorni prima, era morto in bici. Ho visto una maledizione del campione. Mi sono chiesto: sono il prossimo? Lì mi sono reso conto che ero fatto di carne e ossa”.
MAX BIAGGI, LE MOTO E LE DONNE
Max Biaggi però nemmeno allora ha smesso di andare in moto, a novembre ha stabilito il record mondiale di velocità su moto elettriche, 408 km/h: “Come diceva Ayrton Senna, un uomo che smette di sognare è un uomo che non ha più nulla da dire”. Eppure da ragazzo Max Biaggi voleva diventare calciatore e le gare in moto nemmeno le seguiva, prima che suo padre gliene regalasse una, cambiandogli la vita: “Adesso mi piace avere un mio team, ho ragazzi fra i 16 e i 25 anni, mi piace la possibilità di scoprire talenti, di educarli motociclisticamente. Sono stato un’eccezione: in quest’ambiente, cominciano da bambini, io ero già adulto, sono salito in moto e ho cominciato a vincere. Immagini che arriva un ragazzetto di Roma, che non ha mai visto una moto, a 19 anni s’iscrive al campionato, inizia a fare bene, l’anno dopo stravince. Secondo lei come la prendono?”.
Max Biaggi visse quel periodo solo e imparando ad essere diffidente: però vinse 4 Mondiali 250 e al debutto in 500 fece pole, vittoria e record della pista come solo Jarno Saarinen in precedenza. Biaggi era protagonista anche dello star system, ma vuole precisare una cosa: “Con Naomi Campbell? Mai stati insieme”. Per farsi beffe di lei, Valentino Rossi fece un giro al Mugello con la bambola gonfiabile di Claudia Schiffer.
MAX BIAGGI E VALENTINO ROSSI
Si arriva dunque alla leggendaria rivalità di Max Biaggi con Valentino Rossi: “La rivalità vera gli atleti ce l’hanno quando si confrontano nella stessa gara e categoria. Invece, io ero in 250, lui in 125 e i giornali ci ricamavano già su. Un conto è la rivalità creata dai giornali e un altro che l’alimenti in modo esponenziale. Oggi lo saluterei, ma lui non saluta me”, liquida il tema Biaggi. Che però aggiunge: “Ho ricevuto tante critiche, ma non ho fatto niente di meno di Valentino, che stava con Martina Stella, ma a lui nessuno ha mai detto niente”.
Su Instagram oggi Max Biaggi mette spesso suo papà, morto due anni fa: “All’inizio aveva paura per me, poi, mi ha seguito in tutto il mondo. Gli è sempre piaciuto, non gli pesava. Poi era benvoluto da tutti, esternava, era simpatico”. Più complicato il rapporto con la madre, recuperato quando Max è diventato a sua volta padre: “Quella mancanza ha spinto desideri, ambizione, voglia di farcela. Sono spinte che, nella vita, non è che le compri. Ho fatto famiglia abbastanza tardi perché sentivo il peso di farla, ma farla bene. Finché correvo, giri il mondo, lasci i figli ogni volta. Ho avuto Inés e Leon negli ultimi due anni della carriera”.