Max Gazzè racconta “Il farmacista” e l’idea di vestire i panni di Leonardo a Sanremo

Max Gazzè è tra gli ospiti dell’evento dell’evento musicale di Radio Zeta Future HIts live, il primo festival della generazione zeta in programma giovedì 9 giugno al Parco della Musica Ennio Morricone. Il cantautore romano è recentemente tornato con il singolo “Cristo di Rio” in coppia con Carl Brave a distanza di un anno dall’ultimo disco di inediti dal titolo “La matematica delle armi” pubblicato dopo la partecipazione al Festival di Sanremo 2021 con il brano “Il farmacista”. Una partecipazione che non è passata inosservata quella del cantautore romano che si è presentato sul palcoscenico del Teatro Ariston assumendo le sembianze di Leonardo Da Vinci.

Intervistato da Rolling Stone ha spiegato il perchè di questa scelta: “Leonardo è il farmacista, lo scienziato per eccellenza. Il personaggio che ho impersonato, in realtà, è un folle che si pensa Da Vinci e vuole avere la sua band. Una forma di dadaismo montypythoniano, che fa parte del mio retaggio culturale. Ho passato la mia adolescenza e la mia giovinezza in Inghilterra: il trasformismo dei Monty Python e la regia di Terry Gillian in Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo o Le avventure del Barone di Munchausen. Nel videoclip ci sono molte citazioni volute ed evidenti”.

Max Gazzè: “le tribù dei virologi televisivi sbancano lo share”

Max Gazzè nell’album “La matematica delle armi” ha collaborato con diversi artisti. Proprio a Rolling Stones ha rivelato come è nato questo disco maturo e potente: “ogni brano ha una sua identità e provenienze diverse. Ci sono testi, musiche e produzioni anche fatte da altri. Per questo il disco si intitola La matematica dei rami, perché ha varie origini e asimmetrie che convergono in un unico tronco che è quello della produzione di Max Gazzè e della Magical Mistery Band”. Nel brano “Il farmacista” ha ironizzato sulla presenza continua dei virologi in tv sull’onda della pandemia da Covid-19, anche se il cantautore romano ha precisato: “la canzone nasce prima della pandemia, stava nel cassetto da un paio d’anni, l’ho ricicciata fuori perché mi sembrava in sintonia con i tempi, per fare un po’ di satira ironica sul mondo, di questa commistione tra virologi e politici. Quello che viviamo è uno status biopolitico dove il politico diventa medico e il medico politico. Non mi stupirei se, fra qualche tempo, un virologo possa fondare un partito. Può accadere anche questo, probabilmente sarà così”.

Infine parlando proprio di come i virologi siano diventate le nuove star della tv ha detto: “le tribù dei virologi televisivi sbancano lo share. Però, seriamente, mi dispiace che ci siano troppi galli a cantare, creano confusione. C’è chi dice una cosa per certa e poi scopriamo, dopo una settimana, che non è vera. C’è chi dice che ha le terapie intensive piene di variante inglese e poi, il giorno seguente, viene smentito dall’ospedale. Questo miscuglio di verità e menzogne genera l’inganno”.