Max Laudadio, inviato di Striscia la Notizia, nel corso di una intervista a La Verità, ha parlato del suo rapporto con la fede: “Non ero semplicemente ateo, ero proprio in rivolta, a tratti persino violenta”. Poi, però, qualcosa è cambiato. “Mia figlia frequentava l’oratorio e il prete – don Silvano Lucioni – si era messo in testa che io dovevo entrare in Chiesa, ma non mi passava neanche dall’anticamera del cervello. Allora lui che ha fatto? Mi ha regalato un libro: Per una Chiesa scalza, di Ernesto Olivero”.
Quella lettura ha profondamente stravolto la sua vita. “Racconta di una Chiesa priva di orpelli e vestiti dorati, di persone che si dedicano agli altri. Al mattino ho chiamato la mia assistente e le ho detto che quel giorno non sarei andato al lavoro. Son partito per Torino da solo, e arrivato all’Arsenale della pace ho bussato e mi sono messo a piangere. Ho chiesto di vedere Olivero, mi han detto che era appena atterrato dalla Terra Santa e poco dopo mi ha accolto. La prima cosa che mi ha detto è ‘ti voglio bene’”. È in quel momento che è iniziata la sua conversione.
Max Laudadio: “Ero ateo ribelle”. Il rapporto con la fede
La nuova concezione della religione ha permesso a Max Laudadio di ritrovare la felicità. “Fu quella notte che don Silvano mi convinse, o costrinse, a fare l’adorazione eucaristica. In Chiesa ho avuto l’illuminazione. Mi sono messo in ginocchio e non mi sono alzato fino al mattino. Da lì, giuro, è iniziata una serie impressionante di quelle che io chiamo “dioincidenze”. Ero un megalomane, egocentrico ed esibizionista. Ho chiesto il dono dell’umiltà”.
La sua vita adesso è devota verso il prossimo. “Sono partito: tre mesi in missione. Prima ad Haiti in un orfanotrofio, poi in Giordania in un centro disabili mussulmani gestito da tre suore, e poi in Benin in un ospedale piccolissimo che serve quattro Stati. Principalmente sono andato a portare sorrisi con le mie competenze. Ho scoperto lì che la felicità esiste solo nel dono agli altri, se una cosa la fai per gli altri”, ha concluso.