Quasi un anno dopo la morte, una perizia svela la causa del decesso di Max Mosley, ex capo della F1. L’uomo era un malato terminale: la diagnosi di cui era venuto a conoscenza solo pochi giorni prima parlava di pochissimo tempo rimasto da vivere. Una vera e propria sentenza che lo ha portato a togliersi la vita con un colpo di fucile in testa. A dieci mesi dalla morte, una perizia dettagliata spiega il perché del decesso l’ex numero 1 della Formula 1.
L’uomo si tolse la vita lo scorso 24 maggio nella sua casa di Kensigton, dove fu poi trovato il cadavere. Gli agenti, davanti alla porta della camera da letto in cui l’uomo si uccise, trovarono un biglietto con su scritto: “Non entrare, chiama la polizia”. E dentro la camera ancora, sul comodino, un altro biglietto: “Non avevo scelta”. A dieci mesi da quel giorno, una perizia spiega il motivo di quel gesto a primo impatto inconsulto: l’uomo soffriva di una malattia terminale.
Max Mosley, chi era l’ex capo F1
Max Mosley, storico presidente della Federazione automobilistica internazionale, si è spento a 81 anni. Per oltre 30 anni, l’uomo è stato uno dei personaggi più importanti e influenti della Formula 1. Prima proprietario di team, poi rappresentante di scuderie e infine presidente Fia. Nella sua vita non sono mancati gli scandali: ad esempio nel 2009 non si ricandidò alla presidenza della Federazione per uno scandalo sessuale in uniformi naziste. Contraddizioni che però non hanno spento il suo mito: Mosley era infatti considerato uno dei dirigenti più importanti del mondo dei motori.
Mosley, grande appassionato di corse, aveva prima tentato la carriera da pilota ma senza grandi risultati. Nel 1993 Mosley aveva preso il posto di Jean-Marie Balestre ai vertici della Fia. La sua morte, arrivata nel 2021, aveva sconvolto l’intero mondo della Formula 1 e dei motori. Oggi, ad un anno di distanza, arriva la perizia che spiega il perché del gesto.