Max Pezzali ha un solo desiderio: tornare sul palco. Lo ribadisce a Verissimo, durante l’intervista rilasciata a Silvia Toffanin. Il cantante spera di poter tornare ad esibirsi di fronte al vasto pubblico e soprattutto negli stadi, al San Siro. “Io sto vivendo con l’obiettivo di salire su quel palco e cantare per le persone e sono sicuro che quando tutto questo finirà vivremo un nuovo rinascimento della musica. Sono certo che tutti torneremo a cantare sempre, anche per le strade…” ha dichiarato il celebre cantante, immaginando il momento in cui la pandemia finalmente sarà soltanto un ricordo. Un desiderio che è oggi quello di tutti gli artisti della musica. (Aggiornamento di Anna Montesano)



Max Pezzali e le rivelazioni sui genitori

Max Pezzali, ospite a Verissimo nella puntata di oggi, sabato 3 aprile 2021, ha ripercorso i momenti più belli della sua carriera. “Quando ero un ragazzo a Pavia la provincia era una realtà molto diversa rispetto a quella odierna. Non avevamo riferimenti verso la grande città, ci sentivamo lontani 30mila chilometri da Milano. Al sabato andavamo all’ombra del Duomo alla ricerca della novità. Provavamo a unire i puntini e a inventarci da soli cosa ci sfuggiva”. Già da adolescente era affascinato dal mondo della musica e “provavo le pose dei cantanti famosi davanti allo specchio e c’era la vocina dentro di me che mi diceva: ‘Guarda che sembri un cretino'”.



I genitori di Max Pezzali cosa dicevano? “Mia madre era la concretezza in persona: o studi o vai a lavorare, punto. Mio padre invece è sempre stato un po’ più artista e quando ha capito che avevo una passione per la musica, di nascosto mi incoraggiava. Bastava non dirlo troppo apertamente alla mamma”. Dopodiché, sono arrivate le discoteche aperte al sabato e alla domenica pomeriggio: “Sono stato miope per tutta la vita e le lenti erano spesse, sembravi il ragionier Filini di Fantozzi. Poi con le lenti a contatto mi si è aperto un mondo, eravamo solo noi ragazzini e si imparavano le liturgie del corteggiamento. Sono stato un esperto di due di picche”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)



Max Pezzali: “Anni Novanta? Si pensava a un futuro insieme”

Max Pezzali tra gli ospiti della puntata di sabato 3 aprile 2021 di Verissimo di Silvia Toffanin. Un’occasione davvero speciale per l’ex 883 che in questi giorni è uscito nelle librerie con il libro “Max90” in cui celebra, ricorda e racconta i miti degli anni ’90. Un libro nostalgico per una decade che ha sicuramente segnato un cambiato epocale nella vita di tutti noi con l’avvento dei social. A precisarlo è proprio il cantautore di Pavia che, intervistato da Rolling Stone, ha dichiarato: “ho raccontato l’ultimo periodo prima del grande cambiamento dei social”. Parlando proprio del libro ha precisato: “Non è nostalgia specifica di quegli anni, ma dello stato d’animo dell’epoca. Non è vero che parlo così perché ero giovane: è che ti sembrava che tutto stesse per cambiare e allora eri ottimista. Con la pandemia si è tutto rovesciato. Ho amici che mi ritengono fortunato perché ho il Parco del Ticino fuori casa, quando per una vita hanno visto il mio abitare a Pavia come una sfiga”. Confrontando i tempi moderni con i mitici anni ’90, Pezzali non nasconde come ci sia un ritorno al passato: “Questi anni sono di nuovo quelli dell’azzeramento e della ripartenza. Ci siamo lasciati alle spalle, per esempio, l’era Trump, che per me è stato uno dei passaggi più inspiegabili della storia recente, insieme alla Brexit. Bisogna ripensare tutto, sperando che questa situazione finisca presto. È come la Seconda guerra mondiale: con meno distruzione, certo, ma con identiche voglia e necessità di ripartire. O cadremo nel peggior oscurantismo o sarà una grande rinascita collettiva. Io tifo per la grande rinascita”.

Max Pezzali: “Dovremmo imparare di nuovo a incontrarci su un terreno comune”

Max Pezzali, voce e autore dei mitici 883, non nasconde di essere un grande cultore e sostenitore degli anni ’90. Intervistato da Rolling Stone, infatti, l’artista non nasconde che dagli anni ’90 prenderebbe in prestito tantissime. A cominciare da: ” l’idea che non si possa costruire niente di buono se non di concerto con chi la pensa diversamente. Vorrei lasciare indietro la polarizzazione eccessiva degli anni ’10, che è stato il male del nostro tempo. Nei ’90 la sinistra con Blair stava diventando pop, socialdemocratica; la destra tradizionale, invece, aveva abbandonato l’MSI e guardava al centro. Era il periodo di coalizioni come L’Ulivo, della fine delle grandi ideologie. C’era l’idea di costruire il futuro insieme, non l’uno contro l’altro. Dovremmo imparare di nuovo a incontrarci su un terreno comune, che è quello della ragione e della scienza”. Non solo ideologie politiche e sociali, ma anche culturali e di moda con una unica grande certezza: il chiodo di pelle. “È una delle grandi certezza di tutti i tempi” – precisa l’artista che considera la sua coperta di Linus psicologica “dietro la quale nascondersi nei momenti in cui si ha paura di aver perso la propria identità. Ha un valore simbolico: mi ricollega con ciò che sono stato, quando magari devo andare al colloquio coi professori di mio figlio”.