Max Tortora, ospite a Uno Mattina per presentare il nuovo film ‘La guerra dei nonni’, ha parlato della passione per il suo lavoro. “La cosa bella di fare l’attore è calarsi in un personaggio diverso dal proprio, un ruolo completamente diverso. Il nonno Tom è un millantatore, un avventuroso. Io sono più pigro, più fermo. Lui più digitale, io più analogico”.



Anche lui stesso ha avuto dei nonni fantastici. “Nonno Olivio era 1.93 e mi vestiva come lui, con il cappello in testa e il trench inglese. Mi metteva anche la sua stessa colonia, io ricordo che lasciava la scia. Io purtroppo non sono ancora nonno. Se lo fossi, però, sarei come lui. Porterei i miei nipoti a immergersi nella natura. Lui mi portava ai giardini, anche se era un nonno cittadino. Stavamo all’aria aperta a vedere cose belle”, ha ammesso. “La passione per il teatro arriva dalla famiglia, anche se è sempre rimasta nascosta. Mio padre l’aveva sicuramente, anche mio nonno era molto spiritoso e intorno a lui si formavano gruppi di ascolto per le sue storie. Anche in più lingue, era poliglotta. È nel Dna, sicuramente”.

Max Tortora: “La recitazione è nel mio Dna”, i tanti ruoli al cinema

Max Tortora nella sua carriera ha interpretato tantissimi ruoli, soprattutto comici. “L’ironia è un dono che non tutti hanno. Se ce l’hai, devi saperlo sfruttare. La commedia aiuta moltissimo a raccontare i fatti, soprattutto quelli veri. Non è buttarla in caciara, ma raccontare in un modo diverso la realtà. È difficile quanto la tragedia. Bisogna sapere interpretare sia la la tristezza che la gioia”, ha sottolineato.

Ma non solo. “C’è un errore di base per cui a volte un attore viene catalogato solo in un genere. In realtà è come un pianista, deve sapere suonare tutta la tastiera. Io ho interpretato dei ruoli drammatici, come il papà di Stefano Cucchi in ‘Sulla mia pelle’. È stato un lavoro difficile perché ci vuole molto rispetto del dolore altrui. È un dolore che va interiorizzato, si chiama processo di sottrazione. Non possono esserci gesti mimici eclatanti. Si lavora molto con le espressioni visive. Non mi sono preparato, mi è venuto naturale. Non è detto però che riesca sempre”.