La storia di Max Ulivieri sarà al centro della nuova puntata di “Che ci faccio qui”, il programma di Domenico Iannacone in onda nella seconda serata di Rai3, oggi 7 dicembre, a partire dalle ore 23.15. Max è affetto sin da bambino da una malattia che gli impedisce di camminare. Nella puntata di oggi si cercherà di rompere il tabù del sesso vissuto dai disabili. Lo scorso 23 aprile Max e la compagna Enza sono diventati genitori di Sophie. Ciò è stato possibile nonostante l’uomo – oggi Project Manager sulla disabilità e fondatore del Comitato Lovegiver per l’assistenza sessuale in Italia – sia affetto da una patologia genetica dal nome CMT1A, malattia neuropatica che colpisce i nervi periferici e i muscoli. In una recente intervista a Vanity Fair, Max ha raccontato: “Sono un mucchio di ossa storte, ma non lo sono dalla nascita”. Dall’età di due anni ha smesso di camminate a causa della particolare aggressività della malattia: “ma mentre mi ha portato via la mobilità e l’autonomia fisica, non mi ha tolto la possibilità di respirare e di parlare normalmente”, ha spiegato. Questo però non lo ha reso non autosufficiente né privo di desideri. Grazie al suo blog ha conosciuto Enza, poi diventata sua moglie: “Abbiamo cominciato a scriverci, a sentirci, poi ci siamo innamorati. E abbiamo “osato” anche sposarci: quest’anno festeggeremo i 12 anni di matrimonio”, ha aggiunto, nonostante non siano mancate le ostilità da parte dei genitori di lei. Il loro amore è poi stato coronato dall’arrivo della figlia Sophie, molto voluta da entrambi.
MAX ULIVIERI, PADRE NONOSTANTE LA DISABILITÀ
L’arrivo di Sophie ha inevitabilmente spaventato Max Ulivieri circa il rischio di poter trasmettere alla figlia la sua stessa malattia, rischio tuttavia scongiurato grazie ad una biopsia effettuata sulla blastocisti. Enza ha vissuto la sua gravidanza durante la pandemia, amplificando ulteriormente le paure della coppia. Da Pasqua, Max sta vivendo la sua nuova avventura nel ruolo di papà e la sua vita è stata radicalmente stravolta: “Sophie mi ha fatto due regali: il primo è che ora mi sento davvero completo, ho sempre cercato di aiutare gli altri a vivere una vita il più possibile vicina ai propri desideri, provando a mettere io in pratica per primo questo concetto”, ha commentato. Il secondo importante regalo è che “per la prima volta nella mia vita sono io ad aiutare materialmente qualcuno a fare le cose”. La prospettiva di Max si è quindi totalmente ribaltata. Ad aiutarlo in tutto questo suo percorso è stata senza dubbio l’autoironia e alla domanda se anche i disabili fanno l’amore, la sua replica non si fa attendere: “Certo, come gli altri. La disabilità non mi ha mai precluso la possibilità di vivere l’affettività e la sessualità. Avevo gli stessi bisogni dei miei coetanei, solo il problema era trovare qualcuno con cui viverli”. Tuttavia Max ha voluto mettere le cose in chiaro: “siamo persone, non cagnolini: il rapporto dev’essere sempre alla pari, anche davanti alla mia disabilità”. Proprio sulla base di questo suo pensiero ha voluto negli anni lavorare al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento “disabilità e sesso”.