Il tanto atteso e temuto sgombero di migranti a Mayotte è stato sospeso. L’operazione Wuambushu era stata confermata dal ministro dell’Interno della Francia Gérald Darmanin, che ha rafforzato le forze di polizia e gendarmeria a 1.800 unità. La sera del 24 aprile il tribunale giudiziario di Mamoudzou ha interrotto lo smantellamento delle baraccopoli e le espulsioni su larga scala: il giudice provvisorio ha ordinato al prefetto di “cessare tutte le operazioni di sgombero e demolizione” previste per martedì 25 aprile e di offrire alle famiglie soluzioni abitative adeguate e strutture per i loro beni, che rischiavano di essere distrutti durante l’operazione. Le condizioni dello sgombero sono state, infatti, giudicate “irregolari“.
Preso atto della decisione, il prefetto di Mayotte ha chiesto agli avvocati di Stato di presentare ricorso. Anche perché il ministro Darmanin intende portare a termine l’operazione nei prossimi giorni. Infatti, ha annunciato che “mille bangas” vanno distrutte “entro due mesi“, perché alla luce delle analisi dell’Agenzia sanitaria regionale, “questo habitat è pericoloso per le persone che vi abitano e per la loro salute“, ha precisato il prefetto. L’obiettivo è espellere le persone senza documenti che vi abitano, provenienti soprattutto dalle vicine Comore e che rappresentano il 30% della popolazione dell’isola, chiamata anche la “Lampedusa francese”.
OPERAZIONE WUAMBUSHU SOSPESA, MA SCONTRI A MAYOTTE
A tal proposito, l’operazione prevede di distruggere quasi un migliaio di “bangas” di lamiera, che ospitano circa 5mila persone, a espellere almeno 10mila migranti senza documenti e a scoraggiare i violenti. L’operazione Wuambushu è stata sospesa, ma non mancano le tensioni. Anzi, domenica ci sono stati scontri con le forze dell’ordine che hanno causato 19 feriti tra poliziotti. Nel frattempo, infatti, gli atti di delinquenza si moltiplicano sul territorio. Stando a quanto riportato da Le Monde, sono state usate non meno di 650 granate lacrimogene, 85 granate disinnescanti, 60 colpi di lanciapalle da difesa (LBD). Il tutto per allontanare “un centinaio di assalitori armati di machete“, che volevano impedire i controlli di identità. Sotto una pioggia tropicale battente e con temperature che sfioravano i 40°C, i poliziotti sono stati bersagliati di pietre dalla fitta vegetazione, mentre un centinaio di persone, per lo più giovani, hanno eretto barricate all’ingresso del villaggio, incendiato bancali e cercato di attirare le forze dell’ordine. Molti residenti temono che la violenza aumenti in questo contesto.