Il “caso” McKinsey è chiuso, o quasi, dopo la pubblicazione del Ministero di Economia e Finanze tanto del contratto (stilato il 19 febbraio) quanto della nota esplicativa (6 marzo) per porre fine alle polemiche sollevate negli scorsi giorni in merito alla presenza della società di consulenza Usa nel PNRR (Piano Nazionale Resilienza e Ripresa). In sostanza, si contestava al Governo Draghi di voler “ripetere” l’azzardo del precedente esecutivo nell’affidare la governance del Recovery Plan a società esterne dal Governo e dal Parlamento: la denuncia di alcuni cronisti e quotidiani ha portato alla presa di posizione netta del MEF e del Governo Draghi per ribadire che non vi è nessuna “governance” esterna e che anzi tutto verrà gestito dal Tesoro e comprovato dalle Camere.



«L’incarico» ha detto il ministro dell’Economia Daniele Franco nella audizione parlamentare sul Recovery Plan, «riguarda aspetti metodologici nella redazione del piano, aspetti più editoriali che di sostanza e senza nessuna intromissione nelle scelte». Per il n.1 del Mef l’importo dell’operazione – 25mila euro più IVA – è coerente con un lavoro del genere «Questo perché le strutture pubbliche a volte hanno bisogno di input specialistici per affrontare alcuni specifici lavori, tipicamente se uno deve fare delle presentazioni di slides a volte ci sono persone molto più efficaci a farlo di quanto possano esserlo dirigenti o funzionari pubblici che hanno altre competenze e qualità», ha concluso Daniele Franco.



IL CONTRATTO E LA NOTA CHIARIFICATRICE

Nel contratto “Determina a contrarre” pubblicato dal Ministero dell’Economia e Finanza emerge anche nel dettaglio quale sia la reale richiesta di consulenza del Governo Draghi, posta tramite il Ministro dell’Innovazione Tecnologica Vittorio Colao, ex manager McKinsey: «L’attività è supporto specialistico da parte di un team composto da almeno tre risorse a tempo parziale, incluso un Senior Partner e un Partner McKinsey, per la finalizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano e dei relativi progetti di riforma e investimento, nelle modalità e nei tempi richiesti dalla Commissione europea». Sono tre i compiti specifici che i consulenti Usa dovranno svolgere:



1- Elaborazione di uno studio comparativo sui piani nazionali “Next Generation” predisposti dagli altri paesi dell’Unione Europea

2- Attività di project-management finalizzata ad assicurare il rispetto delle scadenze dettate dalla Commissione Europea da parte di tutte le Amministrazioni coinvolte

3- Accesso su richiesta dell’Amministrazione a documentazione, dati o contatti con esperti di settore nell’ambito del network internazionale McKinsey (i.e.“McKinsey Center for Government” o il “McKinsey Global Institute) per la finalizzazione dei progetti di investimento e riforma predisposti dalle Amministrazioni nel Recovery Plan

Dopo e tante polemiche sorte la scorsa settimana, il Mef ha poi voluto estendere la spiegazione con una nota specifica dal titolo eloquente «La governance del PNRR è in capo al Mef e alle Amministrazioni competenti» e dunque segnatamente non alla McKinsey: «L’Amministrazione si avvale di supporto esterno nei casi in cui siano necessarie competenze tecniche specialistiche, o quando il carico di lavoro è anomalo e i tempi di chiusura sono ristretti, come nel caso del PNRR. In particolare, l’attività di supporto richiesta a McKinsey riguarda l’elaborazione di uno studio sui piani nazionali “Next Generation” già predisposti dagli altri paesi dell’Unione Europea e un supporto tecnico-operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano». Il contratto ha un valore di 25mila euro +IVA «ed è stato affidato ai sensi dell’art. 36, comma 2, del Codice degli Appalti, ovvero dei cosiddetti contratti diretti “sotto soglia”».